Teatro alla Scala: differenze tra le versioni

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[[File:Teatro alla Scala interior Milan.jpg|miniatura|[[Teatro alla Scala]]]]
{{Teatro
Il '''Teatro alla Scala''', più precisamente il '''Nuovo Regio Ducal Teatro alla Scala'''<ref>Maria Teresa Florio, ''Chiese di Milano'', sezione ''Santa Maria alla scala'', Electa, Milano, 2006.</ref><ref>Elena Biggi Parodi, ''Teatro alla Scala 1778: «Europa riconosciuta» inaugura a Milano l'opera europea'', in ''Salieri sulle tracce di Mozart'', pp. 35-44.</ref>, colloquialmente chiamato '''la Scala''', è il principale teatro d'opera di Milano. Considerato tra i più prestigiosi teatri al mondo, ospita da {{#expr:{{CURRENTYEAR}}-1778}} anni i principali artisti nel campo internazionale dell'opera, del balletto e della musica classica.
|NomeTeatro = Teatro alla Scala
|Periodo = 1776-78
|Indirizzo = [[Piazza della Scala]]
|Città = Milano
|Proprietario = Fondazione Teatro alla Scala
|Paese = Italia
|Tipologia = Sala a ferro di cavallo con quattro ordini di palchi e due gallerie
|Capienza = 2.030<ref name="camcom">[http://www.milomb.camcom.it/documents/10157/158895/dentro-la-scala.pdf/44a69a60-2167-4538-aac3-4420e6c4ddd7 Camera di Commercio di Milano - "Dentro La Scala"] - secondo la fonte, la capienza ufficiale è di 2.030 posti, ma "i posti disponibili sono molto più numerosi: il teatro dispone di 2242 posti..."</ref>
|Immagine = Veduta di tre quarti della facciata del Teatro alla Scala, Milano.jpg
}}
Il '''Nuovo Regio Ducal Teatro alla Scala'''<ref>Maria Teresa Florio, ''Chiese di Milano'', sezione ''Santa Maria alla scala'', Electa, Milano, 2006.</ref><ref>Elena Biggi Parodi, ''Teatro alla Scala 1778: «Europa riconosciuta» inaugura a Milano l'opera europea'', in ''Salieri sulle tracce di Mozart'', pp. 35-44.</ref>, semplicemente noto come '''Teatro alla Scala''', colloquialmente chiamato '''la Scala''', è il principale [[teatro d'opera]] di [[Milano]]. Considerato tra i più prestigiosi [[Teatro (architettura)|teatri]] al mondo, ospita da {{#expr:{{CURRENTYEAR}}-1778}} anni i principali artisti nel campo internazionale dell'[[opera]], del balletto e della [[musica classica]].


L'edificio, progettato da [[Giuseppe Piermarini]] e inaugurato nel [[1778]], sorse sulle ceneri del precedente [[Teatro Regio Ducale|Teatro Ducale]], distrutto da un incendio nel [[1776]]; deve il nome alla [[chiesa di Santa Maria alla Scala]], demolita per far posto al teatro inaugurato il 3 agosto [[1778]], sotto l'allora regno di [[Maria Teresa d'Austria]], con l'opera, ''[[L'Europa riconosciuta]]'' composta per l'occasione da [[Antonio Salieri]].
L'edificio, progettato da Giuseppe Piermarini e inaugurato nel 1778, sorse sulle ceneri del precedente Teatro Ducale, distrutto da un incendio nel 1776; deve il nome alla chiesa di Santa Maria alla Scala, demolita per far posto al teatro inaugurato il 3 agosto 1778, sotto l'allora regno di Maria Teresa d'Austria, con l'opera, ''L'Europa riconosciuta'' composta per l'occasione da Antonio Salieri.


A partire dall'anno di fondazione è sede dell'[[Coro del Teatro alla Scala|omonimo coro]],<ref>[http://www.teatroallascala.org/it/scopri/teatro/coro/coro.html pagina] dedicata al Coro nel sito del teatro.</ref> dell'[[Orchestra del Teatro alla Scala|orchestra]],<ref>[http://www.teatroallascala.org/it/scopri/teatro/orchestra/orchestra.html pagina] dedicata all'Orchestra nel sito del teatro.</ref> del [[Corpo di Ballo del Teatro alla Scala|corpo di Ballo]],<ref>[http://www.teatroallascala.org/it/scopri/teatro/corpo-di-ballo/corpo-di-ballo.html pagina] dedicata al Corpo di Ballo nel sito del teatro.</ref> e dal [[1982]] anche della [[Filarmonica della Scala|Filarmonica]].<ref>Cfr. il sito [http://www.filarmonica.it/ filarmonica.it].</ref> Il complesso teatrale è situato nell'[[piazza della Scala|omonima piazza]], affiancato dal [[Casino Ricordi]], sede del [[Museo teatrale alla Scala]].
A partire dall'anno di fondazione è sede dell'omonimo coro,<ref>[http://www.teatroallascala.org/it/scopri/teatro/coro/coro.html pagina] dedicata al Coro nel sito del teatro.</ref> dell'orchestra,<ref>[http://www.teatroallascala.org/it/scopri/teatro/orchestra/orchestra.html pagina] dedicata all'Orchestra nel sito del teatro.</ref> del corpo di Ballo,<ref>[http://www.teatroallascala.org/it/scopri/teatro/corpo-di-ballo/corpo-di-ballo.html pagina] dedicata al Corpo di Ballo nel sito del teatro.</ref> e dal 1982 anche della Filarmonica.<ref>Cfr. il sito [http://www.filarmonica.it/ filarmonica.it].</ref> Il complesso teatrale è situato nell'omonima piazza, affiancato dal Casino Ricordi, sede del Museo teatrale alla Scala.


== Storia ==
==Storia==
=== Le premesse ===
===Le premesse===
Le prime strutture deputate all'opera in Milano furono i teatri di corte che si avvicendarono nel cortile di [[Palazzo Reale di Milano|Palazzo Reale]]: un primo [[Salone Margherita (Milano)|salone]] intitolato a [[Margherita d'Austria-Stiria]], moglie di [[Filippo III di Spagna]], eretto nel [[1598]] e distrutto da un incendio il 5 gennaio [[1708]] e il [[Teatro Regio Ducale|Regio Ducal Teatro]], costruito nel 1717 a spese della nobiltà milanese su progetto di [[Gian Domenico Barbieri]].<ref>''Palazzo Reale dagli Spagnoli ai Savoia'', sezione ''Il Teatro di Corte'' in [http://www.storiadimilano.it/citta/Piazza_Duomo/palazzo_reale_-_dagli_spagnoli_ai_savoia.htm Storia di Milano].</ref>
Le prime strutture deputate all'opera in Milano furono i teatri di corte che si avvicendarono nel cortile di Palazzo Reale: un primo salone intitolato a Margherita d'Austria-Stiria, moglie di Filippo III di Spagna, eretto nel 1598 e distrutto da un incendio il 5 gennaio 1708 e il Regio Ducal Teatro, costruito nel 1717 a spese della nobiltà milanese su progetto di Gian Domenico Barbieri.<ref>''Palazzo Reale dagli Spagnoli ai Savoia'', sezione ''Il Teatro di Corte'' in [http://www.storiadimilano.it/citta/Piazza_Duomo/palazzo_reale_-_dagli_spagnoli_ai_savoia.htm Storia di Milano].</ref>


Per il palcoscenico di questi teatri furono commissionate opere di importanti compositori, tra i quali: [[Nicola Porpora]] (''Siface''), [[Tomaso Albinoni]] (''[[La fortezza al cimento]]''), [[Christoph Willibald Gluck]] (''Artaserse'', ''Demofoonte'', ''Sofonisba'', ''Ippolito''), [[Josef Mysliveček]] (''[[Il gran Tamerlano]]''), [[Giovanni Paisiello]] (''[[Sismano nel Mogol]]'', ''Andromeda''), [[Wolfgang Amadeus Mozart]] (''[[Mitridate, re di Ponto]]'', ''[[Ascanio in Alba]]'', ''[[Lucio Silla (Mozart)|Lucio Silla]]'').
Per il palcoscenico di questi teatri furono commissionate opere di importanti compositori, tra i quali: Nicola Porpora (''Siface''), Tomaso Albinoni (''La fortezza al cimento''), Christoph Willibald Gluck (''Artaserse'', ''Demofoonte'', ''Sofonisba'', ''Ippolito''), Josef Mysliveček (''Il gran Tamerlano''), Giovanni Paisiello (''Sismano nel Mogol'', ''Andromeda''), Wolfgang Amadeus Mozart (''Mitridate, re di Ponto'', ''Ascanio in Alba'', ''Lucio Silla'').


=== Il Nuovo Regio Ducal Teatro alla Scala ===
===Il Nuovo Regio Ducal Teatro alla Scala===
{{Citazione|Con mia grande sorpresa vidi che stavano demolendo una chiesa per far posto ad un teatro|[[Thomas Jones (pittore)|Thomas Jones]]<ref>[http://www.baroque.it/arte-barocca/musica-barocca/milano-dal-teatro-ducale-alla-scala.html Dal Salone Margherita al Regio ducal Teatro], dal sito baroque.it.</ref>}}
[[File:Dal Re, Marc'Antonio (1697-1766) - Vedute di Milano - 71 - S. Maria alla Scala - ca. 1745.jpg|miniatura|destra|''Santa Maria della Scala, Collegiata Regia'', demolita per costruire il teatro, incisione di Marc'Antonio Dal Re del 1745]]
[[File:Dal Re, Marc'Antonio (1697-1766) - Vedute di Milano - 71 - S. Maria alla Scala - ca. 1745.jpg|miniatura|destra|''[[chiesa di Santa Maria alla Scala|Santa Maria della Scala, Collegiata Regia]]'', demolita per costruire il teatro, incisione di [[Marc'Antonio Dal Re]] del [[1745]]]]


Il Teatro alla Scala fu costruito in conformità a un decreto dell'imperatrice [[Maria Teresa d'Austria]], emanato su richiesta di famiglie patrizie milanesi, capitanate da Giangiacomo Durini conte di Monza. palchettiste del "Regio Ducale", il vecchio teatro di corte milanese di cui era sovrintendente proprio il Durini, andato distrutto in un incendio divampato il 26 febbraio [[1776]].<ref>Gherardo Casaglia, [http://www.amadeusonline.net/almanacco.php?Start=0&Giorno=26&Mese=02&Anno=1776&Giornata=&Testo=milano&Parola=Stringa "26 febbraio 1776"] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20160310222136/http://www.amadeusonline.net/almanacco.php?anno=1776&giornata=&giorno=26&mese=02&parola=stringa&start=0&testo=milano |data=10 marzo 2016 }}, ''Almanacco Amadeus''.</ref><ref>Gherardo Casaglia, [http://www.amadeusonline.net/almanacco.php?Start=0&Giorno=15&Mese=07&Anno=1776&Giornata=&Testo=milano&Parola=Stringa "15 luglio 1776"] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20160306125114/http://www.amadeusonline.net/almanacco.php?anno=1776&giornata=&giorno=15&mese=07&parola=stringa&start=0&testo=milano |data=6 marzo 2016 }}, ''Almanacco Amadeus''.</ref>. Le stesse famiglie si impegnarono a sostenere le spese per l'edificazione del nuovo teatro in cambio del rinnovo della proprietà dei palchi.
Il Teatro alla Scala fu costruito in conformità a un decreto dell'imperatrice Maria Teresa d'Austria, emanato su richiesta di famiglie patrizie milanesi, capitanate da Giangiacomo Durini conte di Monza. palchettiste del "Regio Ducale", il vecchio teatro di corte milanese di cui era sovrintendente proprio il Durini, andato distrutto in un incendio divampato il 26 febbraio 1776.<ref>Gherardo Casaglia, [http://www.amadeusonline.net/almanacco.php?Start=0&Giorno=26&Mese=02&Anno=1776&Giornata=&Testo=milano&Parola=Stringa "26 febbraio 1776"] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20160310222136/http://www.amadeusonline.net/almanacco.php?anno=1776&giornata=&giorno=26&mese=02&parola=stringa&start=0&testo=milano |data=10 marzo 2016 }}, ''Almanacco Amadeus''.</ref><ref>Gherardo Casaglia, [http://www.amadeusonline.net/almanacco.php?Start=0&Giorno=15&Mese=07&Anno=1776&Giornata=&Testo=milano&Parola=Stringa "15 luglio 1776"] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20160306125114/http://www.amadeusonline.net/almanacco.php?anno=1776&giornata=&giorno=15&mese=07&parola=stringa&start=0&testo=milano |data=6 marzo 2016 }}, ''Almanacco Amadeus''.</ref>. Le stesse famiglie si impegnarono a sostenere le spese per l'edificazione del nuovo teatro in cambio del rinnovo della proprietà dei palchi.
Il progetto venne affidato al celebre architetto [[Giuseppe Piermarini]], il quale provvide anche al disegno del “Teatro Interinale”, una struttura temporanea costruita presso la [[cripta di San Giovanni in Conca|chiesa di San Giovanni in Conca]], e del [[Teatro Lirico di Milano|Teatro della Cannobiana]], dalla pianta assai simile a quella della Scala, ma in dimensione ridotta, dedicato a spettacoli più “popolari”.<ref>Annamaria Cascetta, Giovanna Zanlonghi, ''op. cit.'', p. 510.</ref> La decorazione pittorica fu realizzata da [[Giuseppe Levati]] e Giuseppe Reina. [[Domenico Riccardi]] dipinse invece il sipario, rappresentante, pare su suggerimento del [[Giuseppe Parini|Parini]], il “[[Parnaso]]”.<ref name="GroveMilan">''The New Grove Dictionary of Opera'', voce ''Milan''.</ref>
Il progetto venne affidato al celebre architetto Giuseppe Piermarini, il quale provvide anche al disegno del “Teatro Interinale”, una struttura temporanea costruita presso la chiesa di San Giovanni in Conca, e del Teatro della Cannobiana, dalla pianta assai simile a quella della Scala, ma in dimensione ridotta, dedicato a spettacoli più “popolari”.<ref>Annamaria Cascetta, Giovanna Zanlonghi, ''op. cit.'', p. 510.</ref> La decorazione pittorica fu realizzata da Giuseppe Levati e Giuseppe Reina. Domenico Riccardi dipinse invece il sipario, rappresentante, pare su suggerimento del Parini, il “Parnaso”.<ref name="GroveMilan">''The New Grove Dictionary of Opera'', voce ''Milan''.</ref>


Il teatro sorse al posto della [[chiesa di Santa Maria alla Scala]], da cui prese il nome (la chiesa prese a sua volta il nome dalla sua fondatrice, [[Regina della Scala]], della dinastia degli [[Scaligeri]] di [[Verona]]), i cui lavori di demolizione iniziarono il 5 agosto [[1776]]; il 28 maggio [[1778]] si svolsero le prime prove di acustica e il 3 agosto, alla presenza del governatore di Milano, l'[[Duca|arciduca]] [[Ferdinando d'Asburgo-Este]], di [[Maria Beatrice d'Este (1750-1829)|Maria Beatrice d'Este]], del conte [[Carlo Giuseppe di Firmian]] e del duca [[Francesco III d'Este]], venne inaugurato il “Nuovo Regio Ducal Teatro alla Scala” da 3.000 posti con la prima rappresentazione assoluta de ''[[L'Europa riconosciuta]]'' di Salieri.<ref>Cronologia di Milano dal 1776 al 1800 in [http://www.storiadimilano.it/cron/dal1776al1800.htm Storia di Milano].</ref> Il [[libretto]], opera dell'abate [[Mattia Verazzi]], fu pensato per dare spazio ad arie ricche di virtuosismi, ed è caratterizzato dai numerosi [[duetto|duetti]], [[Terzetto|terzetti]] e complessi finali d'atto. La sera del 3 agosto, tra gli spettatori c'era anche [[Pietro Verri]], il quale scrisse al fratello [[Alessandro Verri|Alessandro]], in quel periodo a [[Roma]]: «la pompa dei vestiti è somma, le comparse ti popolano il palco di più di cento figure e fanno il loro dovere... gli occhi sono sempre occupati». Particolarmente suggestivo risultò l'inizio ''[[in medias res]]'', «mentre te ne stai aspettando quando si dia principio, ascolti un tuono, poi uno scoppio di fulmine e questo è il segnale perché l'orchestra cominci l'ouverture, al momento s'alza il sipario, vedi un mare in burrasca».<ref>{{Cita|Carlo Gatti|pp. 33-35}}.</ref><ref>Lettera ad Alessandro Verri, 7 agosto 1778, in ''Carteggio di Pietro e Alessandro Verri. Dal 1º luglio 1778 al 29 dicembre 1779'', Milano, Giuffrè, 1939, pp. 42-43.</ref>
Il teatro sorse al posto della chiesa di Santa Maria alla Scala, da cui prese il nome (la chiesa prese a sua volta il nome dalla sua fondatrice, Regina della Scala, della dinastia degli Scaligeri di Verona), i cui lavori di demolizione iniziarono il 5 agosto 1776; il 28 maggio 1778 si svolsero le prime prove di acustica e il 3 agosto, alla presenza del governatore di Milano, l'arciduca Ferdinando d'Asburgo-Este, di Maria Beatrice d'Este, del conte Carlo Giuseppe di Firmian e del duca Francesco III d'Este, venne inaugurato il “Nuovo Regio Ducal Teatro alla Scala” da 3.000 posti con la prima rappresentazione assoluta de ''L'Europa riconosciuta'' di Salieri.<ref>Cronologia di Milano dal 1776 al 1800 in [http://www.storiadimilano.it/cron/dal1776al1800.htm Storia di Milano].</ref> Il libretto, opera dell'abate Mattia Verazzi, fu pensato per dare spazio ad arie ricche di virtuosismi, ed è caratterizzato dai numerosi duetti, terzetti e complessi finali d'atto. La sera del 3 agosto, tra gli spettatori c'era anche Pietro Verri, il quale scrisse al fratello Alessandro, in quel periodo a Roma: «la pompa dei vestiti è somma, le comparse ti popolano il palco di più di cento figure e fanno il loro dovere... gli occhi sono sempre occupati». Particolarmente suggestivo risultò l'inizio ''in medias res'', «mentre te ne stai aspettando quando si dia principio, ascolti un tuono, poi uno scoppio di fulmine e questo è il segnale perché l'orchestra cominci l'ouverture, al momento s'alza il sipario, vedi un mare in burrasca».<ref>Lettera ad Alessandro Verri, 7 agosto 1778, in ''Carteggio di Pietro e Alessandro Verri. Dal 1º luglio 1778 al 29 dicembre 1779'', Milano, Giuffrè, 1939, pp. 42-43.</ref>
Allietarono gli intervalli i balli ''Pafio e Mirra, o sia I prigionieri di Cipro'', musica di Salieri, coreografia di [[Claudio Legrand]], e ''Apollo placato'', musica di [[Luigi de Baillou]], coreografia di [[Giuseppe Canziani]].<ref name="G22">{{Cita|Carlo Gatti|p. 22}}.</ref>
Allietarono gli intervalli i balli ''Pafio e Mirra, o sia I prigionieri di Cipro'', musica di Salieri, coreografia di Claudio Legrand, e ''Apollo placato'', musica di Luigi de Baillou, coreografia di Giuseppe Canziani.


Il teatro non era all'epoca soltanto un luogo di spettacolo: la [[platea]] era spesso destinata al ballo, i palchi venivano usati dai proprietari per ricevervi degli invitati, mangiare e gestire la propria vita sociale, nel [[ridotto]] e in un altro spazio in corrispondenza del quinto ordine di palchi si giocava d'azzardo (tra i vari giochi figura anche la ''[[roulette]]'', introdotta dall'impresario [[Domenico Barbaja]] nel [[1805]]).<ref name="BaiaCurioni27">{{Cita|Baia Curioni|p. 27}}.</ref> Fin dal [[1788]] era infatti severamente proibito giocare in città, con l'unica eccezione dei teatri in tempo di spettacolo.
Il teatro non era all'epoca soltanto un luogo di spettacolo: la platea era spesso destinata al ballo, i palchi venivano usati dai proprietari per ricevervi degli invitati, mangiare e gestire la propria vita sociale, nel ridotto e in un altro spazio in corrispondenza del quinto ordine di palchi si giocava d'azzardo (tra i vari giochi figura anche la ''roulette'', introdotta dall'impresario Domenico Barbaja nel 1805). Fin dal 1788 era infatti severamente proibito giocare in città, con l'unica eccezione dei teatri in tempo di spettacolo.


{{Doppia immagine verticale|left|EsternoScala2.JPG|EsternoScala1.JPG|250|La facciata dal teatro raffigurata in due diverse [[Incisione|incisioni]] storiche, una in rame del 1790 (sopra) e l'altra all'[[acquatinta]] del 1850 (sotto): si noti, in quest'ultima, il corpo laterale aggiunto nel 1835|}}
Durante gli anni di dominazione austriaca e francese, la Scala era finanziata, oltre dagli introiti provenienti dal gioco, dalle stesse famiglie che avevano voluto la costruzione del teatro e ne conservavano la proprietà attraverso le quote dei palchi. Mentre i primi tre ordini rimasero per molti anni di proprietà dell'aristocrazia, il quarto e il quinto erano per lo più occupati dall'alta borghesia, che a partire dagli anni 20 dell'Ottocento fa un massiccio ingresso in teatro. In platea, e ancora di più in loggione, vi è un pubblico misto di militari, giovani aristocratici, borghesi, artigiani.


Durante gli anni di [[Storia di Milano#Primo periodo austriaco e periodo napoleonico|dominazione austriaca e francese]], la Scala era finanziata, oltre dagli introiti provenienti dal gioco, dalle stesse famiglie che avevano voluto la costruzione del teatro e ne conservavano la proprietà attraverso le quote dei palchi. Mentre i primi tre ordini rimasero per molti anni di proprietà dell'aristocrazia, il quarto e il quinto erano per lo più occupati dall'alta borghesia, che a partire dagli anni 20 dell'Ottocento fa un massiccio ingresso in teatro. In platea, e ancora di più in [[loggione (architettura)|loggione]], vi è un pubblico misto di militari, giovani aristocratici, borghesi, artigiani.<ref>{{Cita|Baia Curioni|p. 28}}.</ref>
La titolarità della gestione rimase principalmente in mano a esponenti della nobiltà milanese (l'anno dell'inaugurazione i «Cavalieri associati» furono il conte Ercole Castelbarco, il marchese Giacomo Fagnani, il marchese Bartolomeo Calderara e il principe Antonio Menafoglio di Rocca Sinibalda), ma l'effettiva gestione era quasi sempre affidata a impresari di professione come Angelo Petracchi (1816-20), Domenico Barbaja (1826-32), Bartolomeo Merelli (1836-50), i fratelli Ercole e Luciano Marzi (1857-1861).


La titolarità della gestione rimase principalmente in mano a esponenti della nobiltà milanese (l'anno dell'inaugurazione i «Cavalieri associati» furono il conte [[Ercole Castelbarco]], il marchese [[Giacomo II Fagnani|Giacomo Fagnani]], il marchese [[Bartolomeo Calderara]] e il principe Antonio Menafoglio di Rocca Sinibalda),<ref name="G21"/> ma l'effettiva gestione era quasi sempre affidata a impresari di professione come [[Angelo Petracchi]] (1816-20), Domenico Barbaja (1826-32), [[Bartolomeo Merelli]] (1836-50), i fratelli [[Ercole Marzi|Ercole]] e [[Luciano Marzi]] (1857-1861).<ref name="BaiaCurioni27"/>
Il problema maggiore nell'organizzare le stagioni era mantenere acceso l'interesse degli spettatori, molto spesso distratti, nei palchi, in altre faccende, o disturbati nell'ascolto della musica dal brusio proveniente dai tavoli da gioco accessibili da mezzogiorno fino a sera.


Il problema maggiore nell'organizzare le stagioni era mantenere acceso l'interesse degli spettatori, molto spesso distratti, nei palchi, in altre faccende, o disturbati nell'ascolto della musica dal brusio proveniente dai tavoli da gioco accessibili da mezzogiorno fino a sera<ref>Vedi p. 621 {{cita libro|autore=M.Malte-Brun|titolo=Universal Geography|volume=VII |editore=Adam Black|città=Edinburgh|anno=1829|cid=M.Malte-Brun}}</ref>.
===Fondazione Teatro alla Scala===
 
Nel 1996 fu costituita per legge<ref>Art. 2, commi 57 e seguenti della Legge 28 dicembre 1995 n. 549 e art. 2 del Decreto Legislativo 29 giugno 1996 n. 367.</ref> dallo Stato italiano, dalla Regione Lombardia e dal Comune di Milano, la Fondazione Teatro alla Scala, una fondazione di diritto privato, senza scopo di lucro, con il fine di perseguire la diffusione dell'arte musicale, ''l'educazione musicale della collettività, la formazione professionale dei quadri artistici e tecnici [...] la ricerca e la produzione musicale, anche in funzione di promozione sociale e culturale''.<ref>Statuto, art. 2.1, Fini - Attività.</ref> Ai "fondatori di diritto" può aggiungersi qualsiasi soggetto, pubblico o privato, straniero o italiano, che concorra alla formazione del patrimonio della fondazione con un contributo minimo fissato dallo statuto.<ref>Statuto, art. 3, Concorso alla Fondazione.</ref>
Il 1º settembre 1778 avviene la prima assoluta di ''Troia distrutta'' di [[Michele Mortellari]]. Il 1º gennaio [[1779]] ebbe la prima assoluta ''Venere in Cipro'' di [[Felice Alessandri]], il 30 gennaio ''Cleopatra'' di [[Pasquale Anfossi]] e il 26 dicembre ''Armida'' di [[Josef Mysliveček|Josef Myslivecek]] con [[Caterina Gabrielli]], [[Luigi Marchesi]] e [[Valentin Adamberger]]<ref name="A1779">Gherardo Casaglia, [http://www.amadeusonline.net/almanacco.php?Start=0&Giorno=&Mese=&Anno=1779&Giornata=&Testo=scala&Parola=Stringa "1779"] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20141023222438/http://www.amadeusonline.net/almanacco.php?Start=0&Giorno=&Mese=&Anno=1779&Giornata=&Testo=scala&Parola=Stringa |data=23 ottobre 2014 }}, ''Almanacco Amadeus''.</ref>.
Il 3 febbraio [[1781]] vi fu l'inaugurazione, in ritardo per la morte di Maria Teresa d'Austria, con la prima assoluta di ''Antigono'' di [[Luigi Gatti (compositore)|Luigi Gatti]], il 1º ottobre di ''Il vecchio geloso'' di Alessandri, il 26 dicembre di ''Olimpiade'' di [[Francesco Bianchi]]<ref name="A1781">Gherardo Casaglia, [http://www.amadeusonline.net/almanacco.php?Start=0&Giorno=&Mese=&Anno=1781&Giornata=&Testo=scala&Parola=Stringa "1781"] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20141023222338/http://www.amadeusonline.net/almanacco.php?Start=0&Giorno=&Mese=&Anno=1781&Giornata=&Testo=scala&Parola=Stringa |data=23 ottobre 2014 }}, ''Almanacco Amadeus''.</ref>, il 14 settembre [[1782]] di [[Fra i due litiganti il terzo gode]] di [[Giuseppe Sarti]] con [[Anna Selina Storace]] e Benucci, il 26 dicembre di ''La Circe'' di [[Domenico Cimarosa]] con [[Giacomo David]] e l'8 gennaio [[1783]] di ''L'Idalide o sia La vergine del sole'' di Sarti.<ref name=amadeusonline>{{cita web|url=http://www.amadeusonline.net/almanacco?r=&alm_sett=&alm_giorno=&alm_mese=&alm_anno=&alm_testo=Teatro+alla+Scala|titolo=Amadeusonline|accesso=24 aprile 2015|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160307224159/http://www.amadeusonline.net/almanacco?alm_anno=&alm_giorno=&alm_mese=&alm_sett=&alm_testo=teatro+alla+scala&r=|dataarchivio=7 marzo 2016|urlmorto=sì}}</ref>
Grande successo ebbero alla Scala i [[Castrato (musica)|castrati]], [[sopranista|sopranisti]] e [[contraltista|contraltisti]], tra i quali si possono ricordare [[Gaspare Pacchierotti]], Asterio nell'opera di apertura, [[Luigi Marchesi]], [[Girolamo Crescentini]], [[Giovanni Battista Velluti]] di lì a qualche decennio sostituiti dalle [[Primadonna|primedonne]] (tra le prime, le celeberrime [[Adriana Ferraresi Del Bene]], [[Teresa Saporiti]], [[Giuseppina Grassini]], [[Teresa Bertinotti-Radicati]], la Storace, [[Teresa Belloc-Giorgi]], [[Angelica Catalani]], [[Brigida Banti|Brigida Giorgi Banti]], [[Isabella Colbran]], [[Marietta Marcolini]], [[Elisabetta Gafforini]], [[Carolina Bassi]], [[Elisabetta Manfredini]], [[Adelaide Tosi]], [[Rosmunda Pisaroni|Benedetta Rosmunda Pisaroni]], [[Isabella Fabbrica]], [[Brigida Lorenzani]], [[Henriette Méric-Lalande]], [[Caroline Unger|Carolina Ungher]], [[Giuditta Grisi]], [[Giulia Grisi]], [[Clorinda Corradi]], [[Giuditta Pasta]], [[Marietta Brambilla]], [[Giuseppina Ronzi de Begnis]], [[Maria Malibran]] ed [[Eugenia Tadolini]]).
Quanto ai compositori, oltre a Salieri, forse imposto dall'alto e comunque raramente chiamato, si possono in questi primi anni ricordare [[Domenico Cimarosa]], [[Giovanni Paisiello]], [[Nicola Antonio Zingarelli]], [[Luigi Cherubini]], [[Ferdinando Paër]], [[Johann Simon Mayr]], [[Gioachino Rossini]], [[Giacomo Meyerbeer]].
 
Il 26 dicembre [[1787]] vennero introdotte le prime "argantas" (un tipo di lampada), il 20 febbraio [[1790]] il teatro venne chiuso per la morte dell'imperatore [[Giuseppe II d'Asburgo-Lorena]], il 1º marzo [[1792]] per la morte dell'imperatore [[Leopoldo II d'Asburgo-Lorena]], il 15 maggio [[1796]] avvenne la prima di ''Chant de guerre de l'armée du Rhin'' ([[La Marsigliese|La Marseillaise]]) di [[Claude Joseph Rouget de Lisle]]<ref name=amadeusonline/> e il 24 marzo [[1799]] il [[Direttorio]] abolisce il [[Palco reale]].
 
Durante la primavera e l'estate del [[1807]], le stagioni furono trasferite alla [[Teatro Lirico di Milano|Canobbiana]] a causa di importanti lavori di rifacimento delle decorazioni interne, ridisegnate secondo il gusto neoclassico mentre nel [[1814]], a seguito della demolizione di alcuni edifici tra i quali il convento di San Giuseppe, venne ampliato il palcoscenico secondo il progetto di [[Luigi Canonica]].
 
Un grande lampadario con ottantaquattro lumi a petrolio, disegnato dallo scenografo [[Alessandro Sanquirico]], venne appeso al centro del soffitto nel [[1823]].<ref name="Lumiera">''La Grande Lumiera dell'I.R. Teatro alla Scala''.</ref> Contrastanti furono le reazioni: contro i sostenitori dell'innovazione alzava la voce chi riteneva che il lampadario illuminasse troppo la sala, permettendo agli sguardi indiscreti di penetrare nell'intimità dei palchi.
[[File:Contrada alla Scala a Milano (1855).jpg|miniatura|destra|La ''contrada della Scala'' nel 1855, prima della realizzazione dell'[[Piazza della Scala|omonima piazza]]; i portici che si intravedono sulla destra appartengono al Teatro alla Scala. Per realizzare la piazza vennero demoliti, nel 1858, diversi caseggiati che si intravedono nella fotografia: in questo modo scomparve la via prospiciente al teatro, la contrada della Scala (in molte città [[Lombardia|lombarde]], fino all'[[Unità d'Italia]], le vie erano comunemente chiamate "contrade")]]
 
Il 7 settembre [[1811]] avviene il successo di ''I pretendenti delusi'' di [[Giuseppe Mosca]] con [[Marietta Marcolini]] e [[Claudio Bonoldi]].<ref name=amadeusonline/>
Dal settembre [[1812]] con il successo di [[La pietra del paragone]] di Rossini diretta da [[Alessandro Rolla]] con la Marcolini e [[Filippo Galli (basso)]] la Scala diventa il luogo deputato alla rappresentazione del [[Melodramma]] italiano fino a oggi.
 
Il 28 ottobre, 12 novembre e 19 novembre [[1813]] vi tiene dei concerti violinistici [[Niccolò Paganini]] e il 29 ottobre avviene il successo della prima assoluta di ''Le streghe'' di Paganini.
Il 16 giugno [[1815]], 5 e 7 marzo [[1816]] vi tiene dei concerti Paganini.
Il 2 e 5 febbraio [[1816]] vi tiene dei concerti il violinista [[Charles Philippe Lafont]].
L'11 marzo 1816 Paganini e Lafont eseguono in concerto musiche di [[Rodolphe Kreutzer]].
Il 29 settembre 1816 [[Louis Spohr]] esegue la prima assoluta del suo Concerto n. 8 op. 47 ''In modo di scena cantata'' in la minore per violino e orchestra.<ref name=amadeusonline/>
 
Nel [[1817]] avviene il successo della prima assoluta di [[La gazza ladra]] di Rossini diretta da Rolla con [[Teresa Belloc-Giorgi]] e Galli e nel [[1820]] di ''Vallace o L'eroe scozzese'' di [[Giovanni Pacini]] con [[Carolina Bassi]] e [[Claudio Bonoldi]] e di [[Margherita d'Anjou]] di [[Giacomo Meyerbeer]] con [[Nicola Tacchinardi]] e [[Nicolas Levasseur]].<ref name=amadeusonline/>
 
Il 1º aprile [[1821]] vi tiene un concerto il violinista Rolla.
 
Negli anni 1820 fecero la loro comparsa le opere di [[Saverio Mercadante]], di [[Gaetano Donizetti]] (nell'ottobre [[1822]] con [[Chiara e Serafina]]) e soprattutto del siciliano [[Vincenzo Bellini]] (nell'ottobre [[1827]] con il successo di [[Il pirata]] con [[Giovanni Battista Rubini]], [[Henriette Méric-Lalande]] e [[Antonio Tamburini]] diretti da [[Vincenzo Lavigna]]), sul quale Barbaja punterà negli anni della propria gestione.
È percepibile però la "regia occulta" dell'editore [[Casa Ricordi|Ricordi]] che, in forza del suo privilegio di copista prima, di editore poi, delle opere rappresentate alla Scala, oltre che del fondo dei manoscritti del teatro acquistato già nel [[1825]], influenzò fortemente la scelta dei compositori a cui venivano commissionate riprese e nuove produzioni.
 
Nel [[1828]] vi fu il successo della prima assoluta di ''I cavalieri di Valenza'' di Pacini con la Méric-Lalande e [[Caroline Unger|Carolina Ungher]], nel [[1829]] di [[La straniera]] di Bellini con la Méric-Lalande, la Ungher, [[Domenico Reina]] e Tamburini diretti da Rolla, nel [[1833]] di [[Caterina di Guisa]] di [[Carlo Coccia]] con [[Adelaide Tosi]], [[Isabella Fabbrica]] e Reina diretti da Rolla e nel [[1838]] di [[La solitaria delle Asturie]] di Coccia diretta da [[Eugenio Cavallini]].<ref name=amadeusonline/>
 
Nel [[1830]], le fasce tra gli ordini tra i palchi vennero decorate, sempre su indicazione del Sanquirico, con rilievi dorati e [[Francesco Hayez]] realizzò una nuova decorazione della volta della sala, visibile ancora nel 1875, quando fu sostituita da una decorazione a ''[[grisaille]]''.
Nel 1835, su progetto dell'architetto [[Pietro Pestagalli]], vennero aggiunti nella facciata due piccoli corpi laterali sormontati da terrazzi.<ref name="Facciata"/>
 
=== Il giovane Verdi alla Scala ===
[[Giuseppe Verdi]] (1813-1901) esordì alla Scala nel novembre [[1839]] con ''[[Oberto, Conte di San Bonifacio]]'' con [[Mary Shaw (cantante lirica)|Mary Shaw]], [[Lorenzo Salvi]] e [[Ignazio Marini]] diretti da [[Eugenio Cavallini]],<ref>Gherardo Casaglia, [http://www.amadeusonline.net/almanacco.php?Start=0&Giorno=17&Mese=10&Anno=1839&Giornata=&Testo=&Parola=Stringa "17 ottobre 1839"] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20140728161115/http://www.amadeusonline.net/almanacco.php?Start=0&Giorno=17&Mese=10&Anno=1839&Giornata=&Testo=&Parola=Stringa |data=28 luglio 2014 }}, ''Almanacco Amadeus''.</ref> opera di stampo donizettiano, ma con alcune sue peculiarità drammatiche che piacquero al pubblico, decretandone un buon successo. Visto l'esito dell{{'}}''Oberto'', l'impresario [[Bartolomeo Merelli|Merelli]] gli commissionò la commedia ''[[Un giorno di regno]]'', andata in scena con esito disastroso.<ref>Gherardo Casaglia, [http://www.amadeusonline.net/almanacco.php?Start=0&Giorno=5&Mese=09&Anno=1840&Giornata=&Testo=&Parola=Stringa "5 settembre 1840"] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20140728153517/http://www.amadeusonline.net/almanacco.php?Start=0&Giorno=5&Mese=09&Anno=1840&Giornata=&Testo=&Parola=Stringa |data=28 luglio 2014 }}, ''Almanacco Amadeus''.</ref> Fu ancora Merelli a convincerlo a non abbandonare la lirica, consegnandogli personalmente un libretto di soggetto biblico, il ''[[Nabucco]]'', scritto da [[Temistocle Solera]]. L'opera andò in scena il 9 marzo [[1842]] e nonostante un'iniziale tiepida accoglienza, a partire dalla ripresa del 13 agosto il successo fu questa volta trionfale grazie anche al forte sentimento patriottico che suscita nella città nella quale fermentava il nascente [[Risorgimento]], rafforzando la popolarità del melodramma identificandone l'immagine con la Scala.<ref>Gherardo Casaglia, [http://www.amadeusonline.net/almanacco.php?Start=0&Giorno=9&Mese=03&Anno=1842&Giornata=&Testo=&Parola=Stringa "9 marzo 1842"] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20140728152646/http://www.amadeusonline.net/almanacco.php?Start=0&Giorno=9&Mese=03&Anno=1842&Giornata=&Testo=&Parola=Stringa |data=28 luglio 2014 }}, ''Almanacco Amadeus''.</ref>
[[File:Giuseppe Verdi by Giovanni Boldini.jpg|miniatura|verticale|sinistra|[[Giuseppe Verdi]] ritratto da [[Giovanni Boldini]]]]
 
I titoli del primo periodo scaligero del compositore di [[Busseto]] come ''[[I Lombardi alla prima crociata]]'' e ''[[Giovanna d'Arco (opera)|Giovanna d'Arco]]'', oltre a quelli già citiati appassionarono il pubblico, ora composto anche da borghesi.
 
Proprio in occasione della messa in scena della ''Giovanna d'Arco'', nel [[1845]], i malumori intervenuti a causa della generale scarsa considerazione dei desiderata dei compositori di fronte alle necessità, soprattutto economiche, degli impresari scaligeri, spinsero Verdi a rinunciare per oltre vent'anni al palcoscenico che lo aveva lanciato.
 
Gli anni dell'esilio scaligero di Verdi non furono tra i più felici per il teatro. A parte alcuni titoli (''[[Il barbiere di Siviglia (Rossini)|Il barbiere di Siviglia]]'', ''[[Semiramide (Rossini)|Semiramide]]'', ''[[La Cenerentola]]'' e il ''[[Guglielmo Tell (opera)|Guglielmo Tell]]''), le opere rossiniane tendono a diradare; costante è invece la presenza di Bellini, scomparso già nel [[1835]], e di Donizetti. L'ultima opera composta da Mercadante per la Scala, ''[[La schiava saracena]]'', passa inosservata, e anche le opere precedenti del compositore [[altamura]]no, scompaiono dai cartelloni. Accanto alle opere composte da Verdi per gli altri teatri d'Europa, successo ottengono anche le produzioni di [[Giacomo Meyerbeer]].
 
Il 7 maggio [[1841]] vi tiene un concerto del violoncellista [[Carlo Alfredo Piatti|Alfredo Piatti]], il 7 dicembre un concerto pianistico di [[Sigismund Thalberg|Sigismond Thalberg]] e il 25 novembre [[1845]] il violinista [[Antonio Bazzini]].
Il 19 marzo [[1847]] avviene il successo della prima assoluta di ''Velleda'' di Carlo Boniforti con [[Eugenia Tadolini]] e l'8 febbraio [[1848]] di ''Giovanna di Fiandra'' di Boniforti con la Tadolini e [[Raffaele Mirate]].<ref name=amadeusonline/>
 
=== La Scala dopo l'unità d'Italia ===
Dopo la ritirata degli austriaci ([[1859]]), l'attività riprende con ''[[Lucia di Lammermoor]]'' di Donizetti: alla recita del 9 agosto assiste anche il re [[Vittorio Emanuele II di Savoia|Vittorio Emanuele II]]. A seguito dell'unità d'Italia, la [[Comuni d'Italia|Municipalità]] si sostituì al governo austriaco nell'erogazione di sovvenzioni al teatro.
 
Nel [[1860]], in occasione della serata di apertura della Stagione di Carnevale e Quaresima, venne inaugurato il nuovo sistema di lumi a gas del lampadario del Sanquirico. Nel [[1883]] venne invece completato l'impianto di illuminazione elettrica con la connessione alla vicina [[Centrale Santa Radegonda]].
 
Negli anni immediatamente successivi si tentarono alcuni esperimenti, per lo più falliti: ''[[I profughi fiamminghi]]'' di [[Franco Faccio]] su libretto di [[Emilio Praga]] nel [[1863]], manifesto antiverdiano che proponeva l'abbandono delle tradizionali formule operistiche, e ''[[Mefistofele (opera)|Mefistofele]]'' di [[Arrigo Boito]] ([[1868]]), spettacolo di quasi sei ore che si rifaceva al [[musikdrama|dramma wagneriano]].
Nel [[1870]] avviene il successo della prima assoluta di [[Il Guarany]] di [[Antônio Carlos Gomes]] con [[Victor Maurel]].
È invece dal [[1873]] la prima, apparizione scaligera del grande compositore tedesco con ''[[Lohengrin (opera)|Lohengrin]]'', nella traduzione di [[Salvatore Marchesi]], diretto da Faccio con [[Italo Campanini (tenore)]] e Maurel alla presenza di [[Antonio Smareglia]].
[[File:Ferraguti, Arnaldo (1862-1925), Milano, Davanti la porta del loggione della Scala - Illustrazione Italiana,1893.jpg|miniatura|destra|[[Arnaldo Ferraguti]], ''Davanti alla porta del loggione della Scala, la sera del Falstaff'' , [[litografia]] tratta da fotografia, da: ''[[L'illustrazione italiana|L'Illustrazione Italiana]]'', 1893]]
 
Rassicurato da [[Tito Ricordi I|Tito Ricordi]] e da suo figlio [[Giulio Ricordi|Giulio]], Verdi tornò alla Scala nel [[1869]] con il successo di una versione rinnovata de ''[[La forza del destino]]'' "messa in scena dall'autore", come si legge nel cartellone con [[Teresa Stolz]] e [[Mario Tiberini]].
Altre produzioni messe in scena dal compositore furono il successo della prima europea di ''[[Aida]]'' ([[1872]]) diretta da Faccio con la Stolz, [[Maria Waldmann]] e [[Ormondo Maini]], la nuova versione di ''[[Simon Boccanegra]]'' diretta da Faccio con Maurel, [[Anna D'Angeri]], [[Édouard de Reszke|Edouard de Reszke]] e [[Francesco Tamagno]] ([[1881]]), la seconda versione italiana in quattro atti del ''[[Don Carlo]]'' diretta da Faccio con Tamagno, [[Paul Lhérie]] e [[Giuseppina Pasqua]] ([[1884]]), il successo delle prime assolute di ''[[Otello (Verdi)|Otello]]'' diretta da Faccio con Tamagno, [[Romilda Pantaleoni]], Maurel e [[Francesco Navarrini]] ([[1887]]) e di ''[[Falstaff (Verdi)|Falstaff]]'' diretto da [[Edoardo Mascheroni]] con Maurel, [[Antonio Pini-Corsi]], [[Edoardo Garbin]], [[Emma Zilli]], la Pasqua e [[Virginia Guerrini]] ([[1893]]).
 
Nel [[1876]] avvenne il successo della prima assoluta di [[La Gioconda]] di [[Amilcare Ponchielli]] diretta da Faccio con [[Gottardo Aldighieri]] e Maini, nel [[1881]] della ripresa di ''Mefistofele'' di Boito diretta da Faccio e di [[Ballo Excelsior]] di [[Romualdo Marenco]], nel [[1885]] di [[Marion Delorme]] di Ponchielli, nel [[1886]] di [[Edmea]] di [[Alfredo Catalani]] e nel [[1986]] di [[Andrea Chénier (opera)]] di [[Umberto Giordano]] diretta da [[Rodolfo Ferrari (direttore d'orchestra)|Rodolfo Ferrari]] con [[Giuseppe Borgatti]].
 
Tra i titolari della gestione degli anni post unitari si possono ricordare i fratelli Corti (1876) e [[Luigi Piontelli]] (1884-1894).
 
Tra il [[1894]] e il [[1897]] la gestione del teatro passò in mano all'editore [[Edoardo Sonzogno]]. Sul palcoscenico scaligero apparvero in quegli anni opere di compositori francesi ([[Charles Gounod]], [[Fromental Halévy]], [[Daniel Auber]], [[Hector Berlioz]], [[Georges Bizet]], [[Jules Massenet]], [[Camille Saint-Saëns]]) e della cosiddetta scuola verista ([[Pietro Mascagni]], [[Ruggero Leoncavallo]], [[Umberto Giordano]]). Grande successo ebbero anche le opere di [[Richard Wagner]], che in quegli anni inaugurano spesso la stagione operistica.
 
Tra il 1881 e il 1884 furono rinnovate le decorazioni degli ambienti al piano terra seguendo un progetto del 1862 degli architetti Savoia e Pirola. Nel [[1891]], per controllare meglio l'afflusso degli spettatori, furono aboliti i posti in piedi e vennero installate le prime poltrone fisse in platea.
 
Il 1º luglio [[1897]], il Comune di Milano, posto di fronte a emergenze sociali e sotto la spinta delle sinistre, decise di sospendere il proprio contributo: la Scala fu costretta a chiudere dal 7 dicembre (anche le scuole di canto e ballo).
 
=== Toscanini alla Scala ===
[[File:Patria Esercito Re p072.jpg|miniatura|sinistra|[[Guido Visconti di Modrone (senatore)|Guido Visconti di Modrone]], illustrazione tratta dal libro di [[Leopoldo Pullè]] ''Patria Esercito Re'' (p. 54 del testo disponibile in [[Wikisource]])]]
 
Il teatro riaprì il 26 dicembre [[1898]] con ''[[I maestri cantori di Norimberga]]'' diretta da [[Arturo Toscanini]] con [[Angelica Pandolfini]], [[Emilio De Marchi (tenore)]], [[Antonio Scotti]] e [[Francesco Navarrini]] grazie alla munificenza di [[Guido Visconti di Modrone (senatore)|Guido Visconti di Modrone]].<ref>Giovanni Judica, dagli atti del convegno "La gestione Visconti al Teatro alla Scala 1898-1916", Milano Teatro alla Scala, 29 novembre 1997.</ref> Riparate con fondi personali le perdite e fondata una ''Società Anonima'', di cui il duca assunse la carica di presidente chiamando [[Arrigo Boito]] quale proprio vice, l'attività ricominciò sotto la direzione generale di [[Giulio Gatti Casazza]] e la direzione artistica di Toscanini.<ref>''Nel mio cuore troppo assoluto. Lettere di Arturo Toscanini'', Garzanti 2003, lettera al Duca Uberto Visconti di Modrone, 1916, pag. 140-2.</ref>
 
Il primo periodo di Toscanini alla Scala fu segnato dal profondo interesse del direttore per Richard Wagner, ma anche per Meyerbeer e Berlioz. Fra i compositori contemporanei, catalizzarono la scena scaligera Mascagni, [[Alberto Franchetti|Franchetti]], Boito.
 
Il 21 aprile [[1889]], con la prima di ''[[Edgar]]'', fece il proprio esordio il giovane [[Giacomo Puccini]], ottenendo un successo cordiale ma non propriamente caloroso. Un clamoroso fiasco fu invece, qualche anno dopo, la prima della ''[[Madama Butterfly]]'' ([[1904]]).<ref>''Madama Butterfly, fonti e documenti della genesi'', a cura di Arthur Groos, Virgilio Bernardoni, Gabriella Biagi Ravenni, Dieter Schickling, Centro studi Giacomo Puccini, Maria Pacini Fazzi editore, Lucca 2005 - ISBN 88-7246-697-0</ref>
 
Nel [[1900]] avviene il successo della prima assoluta di ''Anton'' di [[Cesare Galeotti]] diretta da Toscanini con [[Giuseppe Borgatti]] ed [[Emma Carelli]] e nel [[1901]] un concerto commemorativo per la morte di Verdi diretto da Toscanini con [[Amelia Pinto]], [[Francesco Tamagno]] ed [[Enrico Caruso]].
[[File:Rosina Storchio (1904) - Archivio Storico Ricordi FOTO000052.jpg|thumb|upright|Il soprano [[Rosina Storchio]] nell'esordio della ''[[Madama Butterfly]]'' nel 1904]]
 
Prima di mettere in scena le opere dei compositori scomparsi, Toscanini eseguiva un inusuale lavoro di ripulitura e interpretazione, finalizzato a ripristinare parti tagliate o vistosamente modificate nell'[[orchestrazione]], rimuovere tutti quegli accorgimenti che, già a partire dalle prime messe in scena, venivano adottati per sopperire a carenze degli interpreti, correggere veri e propri errori. Tanto più incisivo era l'intervento quanto più famosa e rappresentata era l'opera: un buon esempio è costituito dal lavoro di Toscanini su ''[[Il trovatore]]'', messo in scena il 9 febbraio [[1902]]. Quando il maestro decise di sottoporre quest'opera alla necessaria ripulitura, l'editore Giulio Ricordi, titolare dei diritti sul [[libretto]], oppose un netto rifiuto, giudicandolo un intervento arbitrario, e solo la mediazione di Boito permise a Toscanini di portare a termine il proprio lavoro. Nelle pagine della ''[[Gazzetta musicale di Milano]]'', l'editore, che continuava a non essere d'accordo, scrisse:
 
{{Citazione|Toscanini è, per taluni, infallibile quanto il Papa! Anzi è superiore allo stesso Verdi, che pure ha scritto il ''Trovatore'', ma non lo ha mai concertato e diretto così!}}
 
Questo e altri motivi (il contrasto, in parte dovuto a ragioni caratteriali, con [[Uberto Visconti di Modrone]], succeduto nel [[1903]] al padre Guido, la mancata concessione di un aumento di stipendio, all'epoca nettamente inferiore, ad esempio, rispetto a quello garantito ai cantanti, la divergenza con il pubblico milanese), ma soprattutto il differente modo di concepire i compiti del [[direttore d'orchestra]], visto da Toscanini come il "[[demiurgo]]" dello spettacolo, controllore di ogni più piccolo elemento e responsabile dell'unitarietà del lavoro degli strumentisti, cantanti, registi, scenografi,<ref>"e''gli credeva che una rappresentazione non potesse essere artisticamente riuscita finché non si fosse stabilita una unità di intenti tra tutti i componenti: cantanti, orchestra, coro, messa in scena, ambientazione e costumi''", Harvey Sachs, ''Toscanini'', Da Capo Press, 1978. ISBN 0-306-80137-X</ref> spinsero il maestro a lasciare Milano e l'Italia.
 
Mentre Toscanini lasciò il teatro il 14 aprile [[1903]] durante la ripresa di ''[[Un ballo in maschera]]'' per dissapori col pubblico, Gatti Casazza rimase fino al [[1907]], anno in cui dispose l'arretramento del palcoscenico per far spazio alla cosiddetta "[[golfo mistico|buca]]", parzialmente nascosta dalla [[ribalta]]. Prima di allora i musicisti e il direttore d'orchestra non avevano un loro posto ma suonavano davanti al pubblico, ostruendo spesso la visibilità dalla platea. Durante le feste mondane l'orchestra suonava invece sul palcoscenico per lasciar maggior spazio alle danze.
 
Nel [[1906]] avviene il primo concerto con il pianista [[Mieczysław Horszowski]], nel [[1907]] il successo della prima assoluta di [[Gloria (opera)]] di [[Francesco Cilea]] diretta da Toscanini con [[Nazzareno De Angelis]], [[Solomija Ambrosiïvna Krušel'nyc'ka|Solomiya Krushelnytska]], [[Pasquale Amato]] e [[Giovanni Zenatello]], nel [[1913]] di [[L'amore dei tre re]] di [[Italo Montemezzi]] diretta da [[Tullio Serafin]] con [[Edoardo Ferrari Fontana]], [[Carlo Galeffi]] e De Angelis e nel [[1914]] [[Abisso (opera)]] di [[Antonio Smareglia]] diretta da Serafin con [[Icilio Calleja]], [[Emilio Bione]], [[Berardo Berardi (cantante lirico)|Berardo Berardi]], [[Tina Poli-Randaccio]] e [[Claudia Muzio]].
 
Nel [[1909]], il quinto ordine di palchi fu trasformato nell'attuale "prima galleria" per permettere a più spettatori, non proprietari di palchi, di assistere agli spettacoli.
 
=== Ente Autonomo Teatro alla Scala ===
[[File:Sommer, Giorgio (1834-1914) - n. 5831 Teatro della Scala (Milano).jpg|miniatura|upright=1.3|sinistra|Piazza della Scala nel primo Novecento in una cartolina di [[Giorgio Sommer]]]]
 
Alla fine del [[1918]], Visconti di Modrone fu costretto a rinunciare all'incarico per ragioni economiche. Lo stallo di due anni portò a una radicale trasformazione dei criteri di gestione: grazie alla rinuncia del diritto di proprietà sia da parte dei palchettisti sia del Comune, venne fondato infatti l{{'}}''Ente Autonomo Teatro alla Scala'',<ref>Istituito con il Regio Decreto 29 dicembre 1921, n. 2143.</ref> subito impersonato dal direttore generale [[Angelo Scandiani]]. Grazie a sovvenzioni comunali e statali e alle somme raccolte attraverso una sottoscrizione promossa dal ''[[Corriere della Sera]]'', il teatro poté finalmente godere di una completa autonomia.
 
Si deve a Scandiani la costituzione formale dell'[[orchestra del Teatro alla Scala]], i cui musicisti, un centinaio,<ref name="GroveMilan"/> verranno d'ora in poi scelti secondo rigidi criteri di selezione e assunti con regolari contratti a tempo indeterminato. Alla direzione musicale ancora una volta Toscanini insieme ad [[Ettore Panizza]], promotori di una intensa e straordinaria stagione per il teatro. Il palco scaligero vide avvicendarsi i maggiori cantanti del tempo, tra cui [[Fëdor Ivanovič Šaljapin]], [[Magda Olivero]], [[Giacomo Lauri-Volpi]], [[Titta Ruffo]], [[Enrico Roggio]], [[Gino Bechi]], [[Beniamino Gigli]], [[Mafalda Favero]], [[Toti Dal Monte]], [[Gilda Dalla Rizza]], [[Aureliano Pertile]].
 
Nel [[1929]] lo Stato fascista riservò al capo del governo la facoltà di nomina del presidente dell'Ente e impose la partecipazione di un rappresentante del [[Ministeri del governo italiano soppressi o accorpati#Ministero dell'Educazione Nazionale|Ministero dell'Educazione Nazionale]] al consiglio di amministrazione. Di fronte a ciò, Toscanini, portata a termine l'impegnativa ''tournée'' a Vienna e Berlino, lasciò la direzione del teatro nel maggio dell'anno successivo e si trasferì a New York. Nel [[1931]], a seguito di un'aggressione subita a [[Bologna]], schiaffeggiato davanti al [[Teatro Comunale (Bologna)|Teatro Comunale]] per essersi rifiutato di eseguire la ''[[Marcia Reale]]'' e ''[[Giovinezza (inno)|Giovinezza]]'', il maestro lasciò definitivamente il paese.
 
Nel [[1932]], [[Luigi Lorenzo Secchi]] progettò le "scale degli specchi" che collegano il [[foyer]] al [[ridotto]] dei palchi, anch'esso al centro di importanti lavori nel [[1936]]<ref>Descrizione dell'intervento, cfr. {{cita web|url=http://www.lombardiabeniculturali.it/architetture/schede/3m080-00035/|titolo=Ridotti del Teatro alla Scala}}</ref><ref>Disegni del progetto di intervento, cfr. {{cita web|url=http://www.lombardiabeniculturali.it/archivi/complessi-archivistici/MIBA007F36/?tab=riproduzioni|titolo=Palchi e scala degli specchi (1936 - 1973)}}</ref>
 
Nel [[1938]] il palcoscenico venne dotato di ponti e pannelli mobili, oltre che di un sistema che permetteva di abbassarne il livello, facilitando il carico delle scene direttamente dal cortile.<ref>Luigi Lorenzo Secchi, ''Il palcoscenico a ponti e pannelli mobili del Teatro alla Scala''.</ref>
 
Il 26 dicembre 1938 il maestro del coro [[Vittore Veneziani]] lascia la Scala per l'esilio a causa delle [[leggi razziali fasciste]].
[[File:Scala bombardamenti.jpg|miniatura|L'interno del teatro dopo il bombardamento del 1943]]
 
Subito dopo la caduta del fascismo, il [[Caduta del fascismo|25 luglio 1943]], comparvero sui muri del teatro manifesti inneggianti al ritorno di Toscanini ("''Evviva Toscanini''", "''Ritorni Toscanini''"). L'estate del '43 vide l'acuirsi dei [[Bombardamenti di Milano|bombardamenti alleati su Milano]]: il teatro riportò lievi danni dall'incursione avvenuta l'8 agosto, durante la quale gli addetti alla protezione antiaerea riuscirono a spegnere alcuni spezzoni incendiari caduti sul tetto. Nella notte tra il 15 e il 16 agosto la Scala subì un nuovo e ancora più devastante martellamento dall'alto: una bomba incendiaria esplose sul tetto provocando gravi danni alla sala (crollo del soffitto, distruzione dei palchi del sesto e quinto ordine di galleria, gravi danni ai sottostanti e alle strutture di servizio), con il palcoscenico che fu risparmiato solo perché era stato calato il sipario metallico a protezione; nei giorni seguenti altri attacchi colpirono il museo e lato su via Filodrammatici.<ref>{{Cita web |url=http://www.milanostoriadiunarinascita.it/2017/02/06/il-teatro-della-scala-milano-1943/ |titolo=Il teatro della Scala – Milano, 1943 |accesso=8 febbraio 2017 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20170211075605/http://www.milanostoriadiunarinascita.it/2017/02/06/il-teatro-della-scala-milano-1943/ |dataarchivio=11 febbraio 2017 |urlmorto=sì }}</ref>
 
"Non potemmo che piangere" ricorda Nicola Benois, scenografo del Teatro, "dall'inizio della guerra facevamo spettacoli per militari e feriti, da quel momento il nuovo grande ferito era La Scala"<ref>{{Cita libro|autore=Giuseppe Barigazzi|titolo=La Scala racconta|anno=1998|editore=BUR|città=Milano}}</ref>. Su iniziativa dell'assessore alla cultura [[Achille Magni]] e con il ''placet'' del sindaco di Milano [[Antonio Greppi]], si optò per ricostruire il teatro "''com'era e dov'era''" prima del conflitto. Fu perciò nominato un commissario straordinario ([[Antonio Ghiringhelli]]) che diede avvio ai lavori, guidati dall'ingegnere capo del Comune di Milano Secchi.<ref>Luigi Lorenzo Secchi, ''Come ho ricostruito la Scala''.</ref> Quest'ultimo continuerà fino al [[1982]] a sovraintendere alle opere di adeguamento e rinnovo del teatro.
 
=== La ricostruzione e il ritorno di Toscanini ===
I lavori si protrassero fino al maggio [[1946]], ma nel frattempo non si cessò di far musica: l'attività scaligera continuò presso il [[Teatro Sociale (Como)|Teatro Sociale]] di [[Como]],<ref>[http://www.teatrosocialecomo.it/storia_del_teatro.aspx Storia] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20120623142025/http://www.teatrosocialecomo.it/storia_del_teatro.aspx |data=23 giugno 2012 }} del teatro dal sito teatrosocialecomo.it.</ref> nel [[Teatro Gaetano Donizetti]] di [[Bergamo]] e, a Milano, nel [[Teatro Lirico di Milano|Teatro Lirico]] e nel [[Arena coperta|Palazzetto dello Sport]].
Il 13 dicembre [[1945]] per l'inizio della stagione nel Teatro Lirico, il maestro del coro [[Vittore Veneziani]] torna alla Scala.
L'11 maggio 1946 alle ore 21:00 "precise", come si legge sul cartellone, Toscanini inaugurò la nuova sala, dirigendo l'ouverture de ''[[La gazza ladra]]'', il ''coro dell'Imeneo'', il ''Pas de six'' e la ''Marcia dei Soldati'' del ''[[Guglielmo Tell (opera)|Guglielmo Tell]]'', la preghiera del ''[[Mosè in Egitto]]'', l'ouverture e il [[Va, pensiero|coro degli ebrei]] del ''[[Nabucco]]'', l'ouverture de ''[[I vespri siciliani]]'' e il ''Te Deum'' di Verdi, l'intermezzo e estratti dall'atto III di ''[[Manon Lescaut]]'', il prologo e alcune arie del ''[[Mefistofele (opera)|Mefistofele]]''.<ref>[http://www.allmusic.com/album/11-maggio-1946-la-riapertura-del-teatro-alla-scala-mw0001823009 Programma completo] del concerto.</ref> Il "concerto della ricostruzione", che vide tra gli interpreti anche [[Renata Tebaldi]] con Veneziani, [[Mafalda Favero]], [[Giuseppe Nessi]] e [[Tancredi Pasero]], fu un evento storico per tutta Milano. Come scrisse [[Filippo Sacchi]]:
 
{{Citazione|Quella sera [Toscanini] non dirigeva soltanto per i tremila che avevano potuto pagarsi un posto in teatro: dirigeva anche per tutta la folla che occupava in quel momento le piazze vicine, davanti alle batterie degli altoparlanti<ref>Filippo Sacchi, ''Toscanini'', 1951.</ref>}}
[[File:Arturo Toscanini2.jpg|miniatura|verticale|sinistra|[[Arturo Toscanini]]]]
 
Dopo una serie di concerti diretti da Toscanini, [[Paul Klecky|Klecky]] e [[Antonino Votto|Votto]], l'attività operistica riprese il 26 dicembre con il ''Nabucco''.
 
La gestione di Ghiringhelli, nominato sovrintendente nel 1948, fu contrassegnata tra l'altro dalle partigianerie tra i sostenitori di [[Maria Callas]] Meneghini e di [[Renata Tebaldi]]: il soprano greco, che era già apparsa in sostituzione della collega italiana in alcune recite di ''[[Aida]]'' del [[1950]] diretta da [[Franco Capuana]] con [[Fedora Barbieri]], [[Mario Del Monaco]] e [[Cesare Siepi]], ottenne il primo trionfo scaligero in occasione dell'apertura della [[Stagioni liriche del Teatro alla Scala|stagione 1951-52]] come La Duchessa Elena ne ''[[I vespri siciliani]]'' diretta da [[Victor de Sabata]] con [[Enzo Mascherini]], [[Boris Christov|Boris Christoff]], [[Enrico Campi]] e [[Gino Del Signore]].
Tra gli eventi più importanti di questo periodo si possono citare il debutto scaligero di [[Herbert von Karajan]] in veste di direttore d'orchestra (''[[Le nozze di Figaro|Nozze di Figaro]]'' con [[Elisabeth Schwarzkopf]], [[Sena Jurinac]] e [[Giuseppe Taddei]], [[1948]]) e di regista oltre che direttore (''[[Tannhäuser (opera)|Tannhäuser]]'' con [[Gottlob Frick]] e la Schwarzkopf, due anni più tardi), la rappresentazione de ''[[L'anello del Nibelungo]]'' (marzo-aprile 1950) diretto da [[Wilhelm Furtwängler]], e della novità di [[Igor' Fëdorovič Stravinskij|Igor Stravinskij]] ''[[La carriera di un libertino]]'', rappresentato l'8 dicembre dell'anno successivo diretto da [[Ferdinand Leitner]] con la Schwarzkopf, [[Cloe Elmo]], [[Mirto Picchi]] e [[Hugues Cuénod]].
 
Mentre la riscoperta delle partiture fu affidata alle bacchette di [[Thomas Schippers]], [[Gianandrea Gavazzeni]], [[Carlo Maria Giulini]], le scelte di regia di artisti come [[Giorgio Strehler]], [[Luchino Visconti]], [[Franco Zeffirelli]], [[Pier Luigi Pizzi]] e [[Luca Ronconi]] permisero al pubblico di vedere con occhi nuovi i libretti. Tra i grandi coreografi e ballerini impegnati in quegli anni alla Scala si possono invece ricordare [[Léonide Massine]], [[George Balanchine]], [[Rudol'f Nureev|Rudolf Nureyev]], [[Carla Fracci]] e [[Luciana Savignano]].
 
Nel [[1957]] avviene il successo della prima assoluta di ''[[I dialoghi delle Carmelitane (opera)|I dialoghi delle Carmelitane]]'' di [[Francis Poulenc]] con [[Scipio Colombo]], [[Nicola Filacuridi]], [[Virginia Zeani]], [[Gianna Pederzini]], [[Gigliola Frazzoni]], [[Eugenia Ratti]], [[Leyla Gencer]], [[Fiorenza Cossotto]] e [[Alvinio Misciano]] diretta da [[Nino Sanzogno]] e nel [[1958]] di [[Assassinio nella cattedrale (opera)]] di [[Ildebrando Pizzetti]] diretta da [[Gianandrea Gavazzeni]] con la Gencer, Picchi, [[Dino Dondi]], [[Nicola Rossi-Lemeni]], [[Nicola Zaccaria]], [[Lino Puglisi]] e Campi.
 
Il 18 febbraio [[1957]] la Scala ricordò Toscanini, scomparso a [[New York]] in gennaio, con un concerto diretto da [[Victor de Sabata|Victor De Sabata]].<ref>Gherardo Casaglia, [http://www.amadeusonline.net/almanacco.php?Start=0&Giorno=18&Mese=02&Anno=1957&Giornata=&Testo=milano&Parola=Stringa "18 febbraio 1957] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20160307021126/http://www.amadeusonline.net/almanacco.php?anno=1957&giornata=&giorno=18&mese=02&parola=stringa&start=0&testo=milano |data=7 marzo 2016 }}, ''Almanacco Amadeus''.</ref>
 
=== Ente autonomo lirico Teatro alla Scala ===
[[File:1970 La Scala Gala - Maria Callas and Antonio Ghiringhelli.jpg|miniatura|upright=1.3|[[Maria Callas]] e il sovrintendente [[Antonio Ghiringhelli]] alla prima del 7 dicembre 1970]]
 
Nell'estate [[1967]] viene promulgata una legge che riordina lo status dei principali teatri italiani, riconoscendo alla Scala, "ente autonomo lirico", la [[personalità giuridica]] di diritto pubblico. Da questo momento in poi il presidente del consiglio d'amministrazione del teatro è il sindaco della città, mentre il sovrintendente è proposto dal Consiglio comunale e nominato dal [[Ministeri del governo italiano soppressi o accorpati#Ministero del Turismo e dello Spettacolo|Ministro per il turismo e lo spettacolo]] (la competenza è attualmente trasferita al [[Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo|Ministero per i Beni e le Attività Culturali]]). Al sovrintendente spetta il compito di predisporre i bilanci e, assieme al direttore artistico, nominato dal c.d.a., la stagione scaligera.
 
Antonio Ghiringhelli, cui va riconosciuto, tra l'altro, il merito di aver risollevato il teatro nella difficile situazione del dopoguerra, fu soprattutto un imprenditore.
Grande influenza ebbe durante la sua gestione la competenza teatrale dei direttori artistici [[Mario Labroca]], [[Victor de Sabata]], [[Francesco Siciliani]], [[Gianandrea Gavazzeni]] e [[Luciano Chailly]].<ref name="Romano112">Eileen Romano (direzione editoriale), ''Teatro alla Scala'', Skira / Corriere della Sera, 200; p. 112.</ref> Nel [[1972]] furono nominati il nuovo sovrintendente, [[Paolo Grassi]], uno dei fondatori del [[Piccolo Teatro (Milano)|Piccolo Teatro]], regista ed editore di collane teatrali e il direttore artistico, il pianista e musicologo [[Massimo Bongianckino]].
Nello stesso anno [[Claudio Abbado]], già da qualche anno direttore musicale dell'orchestra, è nominato direttore musicale del teatro.
Sotto questa gestione si è registrato il periodo di maggior produttività del teatro, che metteva in scena quasi 300 rappresentazioni all'anno.
 
Nel [[1976]] venne realizzato il meccanismo idraulico che consentì al piano dell'orchestra di essere sollevato fino al livello del palcoscenico.
 
L'anno successivo si ebbe un nuovo cambio nella gestione: a sostituire Grassi fu chiamato [[Carlo Maria Badini]], già sovrintendente del [[Teatro Comunale (Bologna)|Teatro Comunale di Bologna]], mentre Claudio Abbado prese il posto di [[Francesco Siciliani]], subentrato due anni prima a Bongianckino nella carica di direttore artistico.
Nel 1978 si festeggiò il secondo centenario dalla fondazione del teatro con una stagione in cui spiccarono Verdi (''[[Don Carlo]]'', ''[[Un ballo in maschera]]'', ''[[I masnadieri (Verdi)|I masnadieri]]'', ''[[La forza del destino]]'' e ''[[Il trovatore]]'') e [[Claudio Monteverdi]] (''[[L'Orfeo]]'', ''[[Il ritorno d'Ulisse in patria|Il ritorno di Ulisse in patria]]'' e ''[[L'incoronazione di Poppea]]''). Furono rappresentate anche due novità assolute di [[Luciano Berio]] (''[[La vera storia]]'') e di [[Camillo Togni]] (''[[Blaubart]]''), ''[[L'Heure espagnole|L'heure espagnole]]'' e ''[[L'enfant et les sortilèges]]'' di [[Maurice Ravel]], ''[[Madama Butterfly]]'' e ''[[Manon Lescaut]]'' di Puccini, ''[[Fidelio]]'' di [[Ludwig van Beethoven|Beethoven]], ''[[Pierrot Lunaire (Schönberg)|Pierrot Lunaire]]'' di [[Arnold Schönberg]], ''[[Tristano e Isotta (opera)|Tristan und Isolde]]'' di Wagner, ''[[Il ratto dal serraglio|Die Entführung aus dem Serail]]'' di [[Wolfgang Amadeus Mozart|Mozart]] e molti balletti, tra cui il ''[[Ballo Excelsior]]''.<ref name="A1978">Gherardo Casaglia, [http://www.amadeusonline.net/almanacco.php?Start=0&Giorno=&Mese=&Anno=1978&Giornata=&Testo=scala&Parola=Stringa "1978"] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20140314191632/http://www.amadeusonline.net/almanacco.php?Start=0&Giorno=&Mese=&Anno=1978&Giornata=&Testo=scala&Parola=Stringa |data=14 marzo 2014 }}, ''Almanacco Amadeus''.</ref>
[[File:Abbado06.jpg|miniatura|sinistra|[[Claudio Abbado]]]]
 
Solo un anno più tardi, nel 1979, Abbado lasciò la direzione artistica, mantenendo però quella musicale.
Nel 1982, in tale veste, fondò, sul modello dei [[Wiener Philharmoniker]], la [[Filarmonica della Scala]]. Nel [[1986]], ultimo anno della direzione Abbado, fu promotore di un importante "Omaggio a [[Claude Debussy|Debussy]]", coinvolgendo anche il coreografo [[Maurice Béjart]].<ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1986/06/11/il-lungo-addio-di-abbado-sotto-una.html?ref=search Il lungo addio di Abbado sotto una pioggia di fiori], ''La Repubblica'', 11 giugno 1986.</ref>
 
A sostituire Abbado fu chiamato il maestro napoletano [[Riccardo Muti]], il quale promuoverà una stagione di riscoperta di opere come ''[[Lodoïska]]'' di [[Luigi Cherubini]], ''[[Alceste (Gluck)|Alceste]]'' e ''[[Ifigenia in Aulide (Gluck)|Iphigénie en Aulide]]'' di [[Christoph Willibald Gluck]], con regie di ricerca e rinnovamento.
 
Con la nuova gestione di [[Carlo Fontana]], nominato sovrintendente nel [[1990]], la Scala ha continuato non solo la tradizionale attività, ma ha puntato sulle ''tournée'' all'estero (ad esempio il ''[[Requiem]]'' di Verdi diretto da Abbado prima, da Muti poi, portato, tra l'altro, nella [[Cattedrale di Notre-Dame]] a [[Parigi]], o la versione di ''[[Falstaff]]'' che ha aperto la [[Stagioni liriche del Teatro alla Scala|stagione 1979-80]], regia di [[Giorgio Strehler]], scenografia di [[Ezio Frigerio]]).
 
=== Fondazione Teatro alla Scala ===
Nel [[1996]] fu costituita per legge<ref>Art. 2, commi 57 e seguenti della Legge 28 dicembre 1995 n. 549 e art. 2 del Decreto Legislativo 29 giugno 1996 n. 367.</ref> dallo [[Italia|Stato italiano]], dalla [[Lombardia|Regione Lombardia]] e dal [[Milano|Comune di Milano]], la Fondazione Teatro alla Scala,<ref>[http://www.teatroallascala.org/includes/doc/statuto.pdf Statuto] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20130122041635/http://www.teatroallascala.org/includes/doc/statuto.pdf |data=22 gennaio 2013 }} della Fondazione Teatro alla Scala.</ref> una [[Fondazione (ente)|fondazione di diritto privato]], senza scopo di lucro, con il fine di perseguire la diffusione dell'arte musicale, ''l'educazione musicale della collettività, la formazione professionale dei quadri artistici e tecnici [...] la ricerca e la produzione musicale, anche in funzione di promozione sociale e culturale''.<ref>Statuto, art. 2.1, Fini - Attività.</ref> Ai "fondatori di diritto" può aggiungersi qualsiasi soggetto, pubblico o privato, straniero o italiano, che concorra alla formazione del patrimonio della fondazione con un contributo minimo fissato dallo statuto.<ref>Statuto, art. 3, Concorso alla Fondazione.</ref>


Il nuovo statuto ha anche permesso l'apertura della sala del Piermarini ad attività commerciali e finanziarie.
Il nuovo statuto ha anche permesso l'apertura della sala del Piermarini ad attività commerciali e finanziarie.
[[File:Riccardo Muti.jpg|miniatura|verticale|[[Riccardo Muti]]]]
Importanti lavori interessarono l'edificio dal gennaio [[2002]] al dicembre [[2004]] che ha affrontato il più profondo intervento di restauro dell'edificio storico e di modernizzazione del palcoscenico dalla fine della Seconda Guerra Mondiale.
In questo periodo il [[Teatro degli Arcimboldi]], nel quartiere decentrato della [[Bicocca (Milano)|Bicocca]], sorto sull'[[Area ex Pirelli (Milano)|Area ex Pirelli]], diventa il palcoscenico della Scala.
Il teatro rinnovato venne ufficialmente restituito al pubblico il 7 dicembre con la rappresentazione della stessa opera che fu commissionata per l'inaugurazione della Scala nel [[1778]], ''[[L'Europa riconosciuta]]'', di [[Antonio Salieri]], fortemente voluta dal direttore musicale [[Riccardo Muti]].
Dopo poco più di un anno, complesse polemiche videro l'allontanamento di Muti<ref>«Una umiliante votazione assembleare dei dipendenti scaligeri, riuniti all'interno del teatro, sconfessò Muti ''in toto'' [...], costringendolo dopo una resistenza di 15 giorni alle irrevocabili dimissioni», cfr. {{cita web|autore=Enrico Stinchelli|url=http://www.enricostinchelli.it/site/note/82-la-verita-sullaffaire-muti-barcaccia.html|titolo=La verità sull'affaire Muti-Barcaccia|data=12 giugno 2010}}</ref> e la nomina, il 2 maggio [[2005]], del sovrintendente [[Stéphane Lissner]], già direttore del Festival di [[Aix-en-Provence]] (è il primo sovrintendente non italiano nella storia della Scala). [[Daniel Barenboim]], dopo l'esordio, il 7 dicembre [[2007]], con ''[[Tristano e Isotta (opera)|Tristano e Isotta]]'' di [[Richard Wagner]], venne nominato direttore musicale nel [[2011]], mantenendo allo stesso tempo la direzione dell'[[Staatsoper Unter den Linden|Opera di Stato di Berlino]]. Accanto a giovani direttori come [[Daniel Harding]] e [[Gustavo Dudamel]], Lissner riportò alla Scala, il 30 ottobre [[2012]], [[Claudio Abbado]], assente dal teatro milanese da ventisei anni. Innovative e talvolta discusse sono state le scelte di regia ([[Robert Carsen]], [[Emma Dante]], [[Claus Guth]], [[Nikolaus Lehnhoff]]). Nell'ottobre 2012 vengono confermate le voci circa l'addio di Lissner, che dal [[2015]] passerà all'[[Opéra national de Paris|Opéra National de Paris]]. Gli succederà [[Alexander Pereira]]. Sempre dal 1º gennaio 2015, a Daniel Barenboim succederà [[Riccardo Chailly]].<ref>http://milano.corriere.it/milano/notizie/cronaca/13_dicembre_10/riccardo-chailly-sara-nuovo-direttore-musicale-scala-72dc17e4-6187-11e3-9835-2b4fbcb116d9.shtml</ref>
== Architettura ==
{{Citazione|Esco ora dalla Scala […] È per me il primo teatro del mondo, perché è quello che procura dalla musica i maggiori piaceri […] Quanto all'architettura, è impossibile immaginare nulla di più grande, più solenne e nuovo|[[Stendhal]], ''Roma, Napoli e Firenze'', in data 26 settembre 1816}}
=== Facciata ===
[[File:Scala4.JPG|miniatura|upright=1.2|sinistra|La facciata del teatro nell'incisione in rame di [[Gaetano Mercoli]] (1789)]]
Gli elementi architettonici caratterizzanti sono il timpano, le paraste e le semicolonne visibili quando il teatro sorgeva su una lunga e stretta strada, successivamente, dopo la costruzione della piazza antistante, diventano meno evidenti, poiché la prospettiva angolare lascia il passo al punto di vista centrale.
Con portico e terrazza aggettanti il teatro è una costruzione funzionale con emiciclo interno per la diffusione dei suoni.
I caratteri stilistici del Piermarini si possono riassumere nella sobrietà della struttura e degli elementi decorativi usati con rapporti modulari.<ref>[https://books.google.it/books?id=Q8faOpguBtIC&pg=PA194&dq=teatro+la+scala+architettura&hl=it&sa=X&ei=dA4QVZXHHIPXPJSwgdgE&ved=0CEUQ6AEwBw#v=onepage&q=teatro%20la%20scala%20architettura&f=false]</ref>
La facciata principale è la parte del teatro che ha subito, rispetto al progetto originario, il minor numero di modifiche. L'unica aggiunta è stata quella dei due piccoli corpi laterali sormontati da terrazzi (1835), i quali, se alterano lievemente la visione laterale rompendo la scansione dei tre diversi volumi della facciata, fanno salva la percezione frontale. L'aspetto più innovativo del progetto è sicuramente la galleria che l'architetto antepone agli accessi del teatro. Un tempo era possibile, grazie a questo accorgimento, arrivare a pochi metri dall'ingresso, e al coperto, con la carrozza.
I piani sono scanditi da cornicioni e dal diverso rivestimento murario. Al piano terreno e al [[mezzanino (architettura)|mezzanino]], su un basso [[bugnato]] si aprono sette arcate cieche, intonacate di chiaro come le superfici dei piani superiori. Originariamente le porte di accesso al teatro erano solo due, in corrispondenza delle arcate laterali della galleria. All'interno delle altre cinque aperture si aprivano, invece, altrettante finestre. Oggi, ogni [[fornice]] ospita un portone, sormontato dalle finestrelle arcuate del mezzanino. In corrispondenza dei [[piedritto|piedritti]] delle arcate corre un corso di blocchi più sporgenti. Sporgente è anche il [[Concio (architettura)|concio]].
Sopra alla galleria e ai corpi aggiunti dal Pestagalli, un parapetto a [[parapetto|balaustra]], il cui disegno è ripreso anche come [[Zoccolo (architettura)|zoccolo]] per le semicolonne e le lesene [[ordine corinzio|corinzie]] che scandiscono il ritmo dei diversi volumi al primo piano. In corrispondenza del terrazzo, in mezzo alle quattro coppie di semicolonne, si aprono tre porte [[timpano (architettura)|timpanate]]. Sulla parete del volume intermedio e sui terrazzi laterali si aprono altre quattro luci, sempre decorate da timpani triangolari, due a destra e due a sinistra. In corrispondenza dei capitelli corre un [[fregio]] spezzato a festoni in [[stucco]]. Al di sopra corre un'importante [[trabeazione]] su cui poggiano le basi delle basse lesene e le cornici delle aperture dell'odierno ridotto delle gallerie.
[[File:Teatro della Scala in Milano.jpg|miniatura|upright=0.7|La pianta del teatro nell'incisione in rame di Gaetano Mercoli (1789)]]
Corona il prospetto, in corrispondenza della galleria delle carrozze, un [[timpano (architettura)|timpano]] decorato, sempre su disegno del Piermarini, a [[bassorilievo]] in stucco da [[Giuseppe Franchi]]. Il soggetto è l'allegoria de ''Il carro del Sole inseguito dalla Notte'' (altrove detto ''Il carro di [[Apollo]]'' o ''di [[Fetonte]]'').<ref>{{cita|Pisaroni|pg. 23}}.</ref> Ai due lati una balaustra interrotta, in corrispondenza delle sottostanti lesene, da parapetti ciechi decorati da vasi fiammati.
Per il bugnato fu scelto il [[Granito rosa di Baveno|granito di Baveno]], di color grigio-rosa; per i parapetti, lo zoccolo del primo piano, le lesene, le colonne, la trabeazione che corre su queste, i timpani di tutte le finestre e la cornice del grande timpano triangolare, la [[pietra di Viggiù]], un'[[arenaria]] di colore grigio paglierino, e la [[pietra Gallina]].<ref name="Facciata">AA.VV., ''Teatro alla Scala di Milano - Restauro e manutenzione delle facciate – progetto-realizzazione-stato di conservazione-manutenzione programmata 1999-2002-2004'', Milano 2006. [http://www.milanoneicantieridellarte.it/cms/wp-content/files_flutter/1301581856TeatroScala_storica.pdf Estratto] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20131215025823/http://www.milanoneicantieridellarte.it/cms/wp-content/files_flutter/1301581856TeatroScala_storica.pdf |data=15 dicembre 2013 }} disponibile online.</ref><ref name="Offredi">Simonetta Offredi, ''Relazione tecnica'', in AA.VV., ''Teatro alla Scala di Milano - Restauro e manutenzione delle facciate – progetto-realizzazione-stato di conservazione-manutenzione programmata 1999-2002-2004'', Milano 2006. [http://www.milanoneicantieridellarte.it/cms/wp-content/files_flutter/1301581866TeatroScala_tecnica.pdf Estratto] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20131215025819/http://www.milanoneicantieridellarte.it/cms/wp-content/files_flutter/1301581866TeatroScala_tecnica.pdf |data=15 dicembre 2013 }} disponibile online.</ref>
L'architetto concepì la facciata principale per la visione di scorcio, giacché il teatro si trovava in origine in una contrada relativamente stretta.
La visione frontale, e il curioso effetto del timpano sormontato da [[coppo (tegola)|coppi]], si è resa possibile a seguito dell'apertura di [[piazza della Scala]], nel [[1857]].<ref name="Facciata"/><ref>{{cita|Pisaroni|pg. 24}}.</ref>
=== Interno ===
==== Foyer ====
La decorazione neoclassica e la stessa disposizione degli ambienti al piano terreno non sono quelle previste dal Piermarini. Originariamente, passato uno stretto corridoio parallelo alla facciata, analogo a quello attuale, si accedeva a due ambienti oblunghi. Sul lato esterno di quello di sinistra si trovavano il «camerino dei biglietti», la «camera per gli impresari» con l'attigua «camera per gli accordi», l'alloggio del custode. Sul lato esterno di quello di destra, il locale per il corpo di guardia con il «camerino per l'ufficiale» e la «bottega del caffè» per la platea. Al centro, una sala di transito dove il pubblico attendeva l'arrivo delle carrozze. Percorsi fino al fondo i due corridoi, si entrava nell'atrio, o «vestibolo per la servitù», oblungo e non molto ampio, e finalmente, attraverso tre porte, nella sala. Sempre da qui si accedeva ai palchi, grazie a un duplice sistema di scale, e a due «botteghe per chincaglierie».<ref name="G16">{{Cita|Carlo Gatti|p. 16}}.</ref><ref>Sezione longitudinale prima dell'intervento di Luigi Lorenzo Secchi, cfr. {{cita web|url=http://www.lombardiabeniculturali.it/archivi/complessi-archivistici/MIBA007F57/?tab=riproduzioni|titolo=Palcoscenico (1939 - 1963)}}</ref>
[[File:Teatro alla scala, foyer.jpg|miniatura|sinistra|Panoramica del ridotto dei palchi]]
Tra il 1881 e il 1884 furono rinnovate le decorazioni di questi ambienti seguendo i disegni di ornato previsti in un progetto del 1862 degli architetti Savoia e Pirola. Oggi, varcata la soglia di uno dei cinque portoni centrali (i due laterali danno accesso ad altrettanti ambienti minori ricavati nei corpi aggiunti nel [[1835]]) si accede a un ambiente, coperto da una volta a botte, lungo quanto l'originale corpo aggettante della facciata, assai stretto e basso. Da qui altrettante porte introducono nel [[foyer]] della platea e dei palchi. L'ambiente è diviso, parallelamente alla facciata, da una fila di sei alte colonne in marmo. Le pareti sono decorate a stucco con paraste che sorreggono fregi e una ricca trabeazione in parte dorata. Diversi specchi riflettono la luce dei lampadari di cristallo che pendono dalle volte.<ref>L'ingresso prima, durante e dopo gli interventi di restauro del XX secolo, cfr. {{cita web|url=http://www.lombardiabeniculturali.it/archivi/complessi-archivistici/MIBA007F48/?current=1&tab=riproduzioni|titolo=Platea (1934 - 1982)}}</ref>
Sul fondo, l'ampio varco centrale dà accesso, tramite una breve rampa tripartita da due colonne, alla platea. A destra e a sinistra, due coppie di varchi più piccoli conducono tramite alcuni scalini ai corridoi dei palchi (quelli centrali) e ai guardaroba della platea (quelli laterali). Nelle pareti laterali dell'atrio si aprono quattro porte: le prime comunicanti a destra e a sinistra, rispettivamente, con il ''buffet'' degli spettatori della platea, e con il ''bookshop'', mentre le seconde con le "scale degli specchi" che danno diretto accesso ai ridotti dei palchi e delle gallerie.
==== Sala ====
Il Piermarini, nel progettare la Scala, si ispirò al teatro di corte della [[reggia di Caserta]] di [[Luigi Vanvitelli|Vanvitelli]] e al [[Teatro San Carlo]] di [[Napoli]].<ref>{{cita|Curcio|pg. 445}}.</ref>.
La sala si presenta a forma di ferro di cavallo impreziosita da decorazioni di gusto neoclassico.<ref>{{cita|Innamorati|pg. 109}}.</ref><ref>{{cita|Innamorati|pg. 131}}.</ref><ref>{{cita|Quagliarini|pg. 10}}.</ref>.
Fino al bombardamento del [[1943]] si era conservata la struttura originaria della [[volta (architettura)|volta]], costituita da uno spesso strato di intonaco pressato su "bacchette", strisce larghe circa cinque centimetri ricavate da tondelli di castagno non del tutto essiccati e lasciati a macerare nell'acqua, inchiodate a [[centina|centine]] in legno di pioppo. Queste erano a loro volta appese mediante sottili tiranti in legno ai travettoni appoggiati sulle grandi [[capriata|capriate]] poste a sostegno delle falde del tetto. Questo sistema, quasi un [[controsoffitto]], è stato per certi versi ripreso nel [[Teatro degli Arcimboldi]], dove il soffitto che vede lo spettatore è in realtà composto da pannelli riflettenti rivolti verso la platea e fonoassorbenti rivolti verso l'orchestra.
[[File:Scala5.JPG|miniatura|upright=1.4|"Spaccato per lungo", dal progetto originale (1789)]]
La semplice volta della sala era intonacata, come pure le pareti dei quattro ordini di palchi e le quattro grandi colonne che racchiudono i palchi di proscenio. La sala appariva all'origine in modo molto diverso da quanto si vede oggi: numerosi sono stati gli interventi, tra cui quello curato da [[Luigi Canonica]] ([[1808]]) e quello dello scenografo [[Alessandro Sanquirico]] (1830), ammirabile nel suo complesso ancora oggi.
Il boccascena è di 16 x 12 metri (identico a quello del teatro degli Arcimboldi, il quale è infatti stato costruito in modo tale che le scene possano passare da un teatro all'altro). L'originario sipario in tela dipinta che si apriva a caduta è stato sostituito dall'attuale in velluto cremisi, con apertura all'imperiale, riccamente decorato a ricami in oro. Nella parte superiore troneggia lo stemma del Comune di Milano. Sopra il boccascena, un orologio che indica l'ora (numero romano) e i minuti (numeri arabi, scanditi a intervalli di tempo di cinque minuti) è sorretto da due grandi figure femminili in basso rilievo.
Il palcoscenico, originariamente in assi di pioppo solcato dalle guide per i pannelli mobili delle scene, aveva dimensioni ragguardevoli (oltre trenta metri di lunghezza e quasi ventisei di larghezza) e si prolungava un tempo nella sala fino oltre il proscenio, nello spazio oggi occupato dalla buca d'orchestra. In base al progetto iniziale avrebbe dovuto avere non sei ma sette campate, ridotte in corso d'opera a causa di difficoltà nell'acquistare i terreni necessari. Lunghi ballatoi permettevano ai macchinisti di manovrare le scene.
[[File:Teatro alla Scala interior Milan.jpg|thumb|left|upright=1.4|Da destra: vista globale della sala, con palchi, platea, fossa e palcoscenico]]
L'orchestra suonava fino agli inizi del [[XX secolo]] allo stesso livello della platea, dalla quale era separata grazie a un'"assata in pendio" che poteva essere rimossa in occasione delle feste da ballo. L'attuale fossa fu costruita all'inizio del Novecento.
I colori dominanti della decorazione attuale sono l'oro e l'avorio. I decori, medaglioni e motivi floreali e zoomorfi, sono realizzati in cartapesta dorata applicata sul legno laccato color avorio dei parapetti. Le colonnine che separano un palco dall'altro sono un po' arretrate e le pareti stesse dei singoli palchi sono direzionate in modo da permettere una migliore visuale anche dai palchi più laterali. Le tappezzerie alle pareti sono state uniformate in damasco cremisi. Del tutto simile è l'aspetto dalla platea delle due gallerie. Anche l'attuale seconda galleria, nel progetto del Piermarini pensata quale unico loggione, si offriva alla vista in modo identico ai cinque ordini di palchi sottostanti, ma aveva in realtà un soffitto a volta.
Dalla volta, decorata a ''[[grisaille]]'', pende il grande lampadario donato dai maestri vetrai di [[Murano]] dopo la seconda guerra mondiale.
==== Palchi e gallerie ====
I sei livelli sono oggi organizzati in quattro ordini di palchi e due gallerie.
I primi tre ordini contano trentasei palchi, diciotto a destra e diciotto a sinistra, numerati in ordine crescente a partire dal proscenio; il quarto ordine ne conta invece trentanove, giacché tre palchi occupano lo spazio che negli ordini sottostanti è riservato al palco reale. Su entrambi i lati del proscenio si affacciano ulteriori quattro palchi di proscenio, corrispondenti ai primi quattro ordini.
[[File:Scala3.JPG|miniatura|upright=1.4|Spaccato della sala nell'incisione di Mercoli (1789)]]
I palchi e i retrostanti camerini erano un tempo decorati dai singoli proprietari con tappezzerie di differenti colori, tappeti, mobili, specchi e sedie di loro scelta.
In base a un inventario del 1790 siamo a conoscenza della stoffa prevalentemente scelta per le pareti dei palchi, una «tela di Vienna, a fondo bianco, rosso, celeste, a righe, su cui sono sparsi o s'intrecciano rami o s'inviluppano fantasiose composizioni alla cinese; la tendenza classicheggiante è rappresentata da tappezzerie a "musaico"».<ref name="Segre">''Inventario dei Teatri di Milano, compilato dall'Architetto Camerale Marcellino Segre e dal rigattiere G.B. Fratres, incaricati nel 1790 di eseguire una perizia di quanto esisteva al Teatro Scala'', oggi conservato presso l'Archivio storico civico di Milano.</ref> Fu deciso che solo le tinte e l'andamento delle [[Mantovana (drapperia)|mantovane]] dovessero essere uniformi, di color rosso, e, a differenza di quanto avviene oggi, in foggia tale da poter isolare completamente il palco dalla sala.<ref name="Segre"/>
In occasione dei lavori di rinnovo del 1830, fu deciso, su indicazione del Sanquirico, di adottare un nuovo colore e una nuova foggia, così descritti in una lettera del 6 agosto di quell'anno: «un solo piegone candente nel mezzo e due code laterali, di un solo colore, quello celeste».<ref name="LetteraSanquirico">Lettera di Alessandro Sanquirico al duca Francesco di Modrone, Luigi Lorenzo Secchi, ''Il Teatro alla Scala, 1778/1978'', Milano, 1977.</ref> Il modello delle nuove cortine, da riprodursi a cura dei proprietari dei singoli palchi, fu messo in opera nel palco in uso all'I.R. Comando Militare (il numero 16 del primo ordine) e, per i palchi di proscenio, in quello del governatore, il conte [[Francesco di Hartin]].<ref name="LetteraSanquirico"/> Nel 1838 furono rinnovate le dorature, i panneggi e il restauro delle decorazioni, ma, come si deduce da una lettera di [[Franz Liszt]] (che vi tenne due concerti pianistici nel febbraio 1838 e uno in settembre), i tendaggi non mutarono colore.<ref>Scrive il compositore: «i cortinaggi erano piuttosto ricchi e azzurri», Giuseppe Morazzoni, ''I palchi del teatro alla Scala'', in Dedalo, Milano XI (1930).</ref>
Nel 1844, tutti i panneggi del teatro divennero «cedrone», un verde brillante, con l'eccezione del palco reale, il cui predominante color rosso [[cremisi]] fu scelto come tradizionale insegna di potere.<ref>Elisabetta Fabbri, Alessandra Favero, Giancarlo Lazzaretti, Pasquale Mariani Orlandi, ''Il rivestimento in tessuto dei palchi'', in {{Cita|Enrico Lonati|p. 180}}.</ref>
Una tra le importanti trasformazioni che seguirono all'istituzione dell'Ente Autonomo, fu l'uniformazione della decorazione dei palchi. Il compito fu affidato nel 1928 all'architetto Giordani, il quale decise di rivestirli uniformemente con un [[Damasco (tessuto)|damasco]] rosso di seta con decorazioni in [[stile Impero|stile impero]]. I tendaggi tornarono a essere color cremisi, rifiniti con gocce e pigne dorate.<ref>Giuseppe Morazzoni, ''I palchi del teatro alla Scala'', in Dedalo, Milano XI (1930).</ref> Nel 1988, i damaschi di seta furono sostituiti con una stoffa di disegno abbastanza simile, ma in fibra sintetica ignifuga. Nel corso degli ultimi lavori di restauro è stato nuovamente posato del damasco di seta, sempre di colore rosso, tra il [[rubino]] e il [[Granata (colore)|granato antico]].<ref>Elisabetta Fabbri, Alessandra Favero, Giancarlo Lazzaretti, Pasquale Mariani Orlandi, ''Il rivestimento in tessuto dei palchi'', in {{Cita|Enrico Lonati|p. 191}}.</ref>
I seguenti palchi hanno mantenuto la loro decorazione originaria, in modo totale o parziale; in alcuni casi si può trattare solo di un soffitto affrescato, in altri di specchi o stucchi:<ref name="palchi-scala">Prima e dopo l'intervento di restauro degli anni 40 del XX secolo, cfr. {{cita web|url=http://www.lombardiabeniculturali.it/archivi/complessi-archivistici/MIBA007F43/?tab=riproduzioni|titolo=Palchi e scala degli specchi (1933 - 1973)}}</ref>
{{Colonne}}
* Primo Ordine:
** Palco di proscenio a sinistra;
** Palco 5 a sinistra.
{{Colonne spezza}}
* Secondo Ordine:
** Palco di proscenio a sinistra;
** Palchi 1, 2, 7, 8, 9, 12, 13, 14, 15, 16 a sinistra;
** Palco 17 a destra
{{Colonne spezza}}
* Terzo Ordine:
** Palco 16 a sinistra.
* Il quarto ordine, gravemente danneggiato dal bombardamento, non conserva alcuna decorazione.
{{Colonne fine}}
<div align="center">
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File:Scala6.JPG|La sala nel 1824
File:Scala7.JPG|La sala nel 1827, scene di [[Alessandro Sanquirico]] per ''[[L'ultimo giorno di Pompei]]'' di [[Giovanni Pacini]]
File:Sommer, Giorgio (1834-1914) - n. 876 - Milano - Teatro della Scala - dated - 1869.jpg|La sala vista dal palcoscenico in una [[stereoscopia|stereografia]] di [[Giorgio Sommer]] del 1869
File:Milano Teatro alla Scala Postkarte 001.jpg|La sala vista dal palcoscenico in una cartolina dei primi anni del Novecento
</gallery>
</div>
==== Scale e corridoi ====
Un complesso sistema di scale a più rampe (dette «a tenaglia») collega il foyer con i corridoi di accesso ai palchi. Nei primi tre ordini i corridoi dei palchi di destra e di sinistra non sono comunicanti a causa del volume del palco reale, cui si accede dal secondo ordine tramite un ampio vestibolo. Sui corridoi si aprono sia le porte dei camerini, oggi utilizzati come guardaroba per gli spettatori dei singoli palchi, sia quelle di accesso ai palchi. Varcata questa prima porta in legno laccato, per accedere alla sala è necessario aprire una seconda anta ricoperta di velluto.
La cromia prevalente delle pareti dei corridoi e delle scale è giallo/arancio, mentre le zoccolature sono nere. Sulle pareti delle scale d'accesso al primo ordine, invece, il [[marmorino]] è grigio-verde con la fascia verticale in prossimità del corridoio gialla, in continuità con la tinta delle pareti di quel piano.<ref name="Lonati171">Elisabetta Fabbri, Alessandra Favero, Giancarlo Lazzaretti, Pasquale Mariani Orlandi, ''Intonaci a marmorino'', in {{Cita|Enrico Lonati|p. 171}}.</ref> I pavimenti dei palchi sono oggi in cotto, lo stesso materiale previsto da Piermarini, i corridoi e i pianerottoli delle scale sono invece in [[terrazzo alla veneziana|terrazzo veneziano]].
[[File:0007sala4 011.jpg|miniatura|sinistra|upright=1.2|Una delle sale dell'attiguo [[Museo teatrale alla Scala]]]]
L'originaria unica galleria era collegata al vestibolo per la servitù tramite due scale a chiocciola. Gli spettatori con biglietti di galleria entrano oggi attraverso l'ingresso del [[Museo teatrale alla Scala|Museo teatrale]], in largo Ghiringhelli. Nello spazio occupato nei piani sottostanti dai camerini, si trovano in corrispondenza delle due gallerie i guardaroba, non dissimili da quelli della platea. Differente è invece il disegno delle rampe che collegano i due ultimi piani, ridisegnate nel corso del XX secolo.
==== Ridotti ====
Vi sono oggi due [[ridotto|ridotti]]. Il primo, in corrispondenza del terzo ordine di palchi, è destinato agli spettatori dei palchi. Il secondo, aperto nel [[1958]] nel luogo un tempo adibito a "stanza delle stufe", è destinato a quelli delle due gallerie. L'aspetto di entrambi questi ambienti è stato più volte modificato nel corso degli anni. In origine, nel locale che attualmente ospita il ridotto delle gallerie si producevano le braci da porre in appositi bracieri dislocati nei vari ambienti del teatro.
L'attuale decorazione del primo ridotto, intitolato ad [[Arturo Toscanini]], risale all'intervento di [[Luigi Lorenzo Secchi]] ([[1936]]). Il primo ambiente cui si accede dal corridoio del terzo ordine, stretto e assai allungato, funge quasi da anticamera al più vasto salone, corrispondente all'area del corpo aggettante. A dividerli un muro in cui si aprono un grande varco sorretto da quattro colonne marmoree e due varchi minori, a destra e a sinistra, che danno accesso ad altrettanti vani più piccoli, ospitanti i buffet. Le pareti di tutti e quattro gli ambienti sono decorate da specchi, fregi e [[parasta|paraste]] con [[ordine corinzio|capitelli corinzi]] dorati realizzati a [[stucco]]. Sopra questi ultimi corre la trabeazione, assai importante nei due ambienti maggiori, meno appariscente nei due buffet. Tre porte finestre e due finestre si aprono dal salone verso piazza della Scala, una finestra da luce a ciascuno dei due ambienti minori. Tre grandi lampadari di cristallo pendono dalla volta del salone e altrettanti, più piccoli, illuminano il corridoio. Decorano il salone alcuni busti di compositori ([[Giacomo Puccini]], [[Pietro Mascagni]], [[Umberto Giordano]]), musicisti (Arturo Toscanini, opera di [[Adolfo Wildt]]) e responsabili del teatro, realizzati in marmo o in bronzo a partire dal dopo guerra. Le tappezzerie delle poltrone e dei divani sono realizzate con la medesima seta di colore giallo utilizzata per i tendaggi.<ref name="palchi-scala"/><ref>Progetto dell'attuale aspetto del ridotto, cfr. {{cita web|url=http://www.lombardiabeniculturali.it/archivi/complessi-archivistici/MIBA007F58/?tab=riproduzioni|titolo=Platea (1947 - 1955)}}</ref>
La disposizione degli ambienti è la medesima anche nel ridotto superiore, cui si accede dalla seconda galleria. Soltanto l'altezza delle volte è minore e più discreta è la decorazione.<ref>Progetto dell'attuale aspetto del ridotto, cfr. {{cita web|url=http://www.lombardiabeniculturali.it/archivi/complessi-archivistici/MIBA007F34/?tab=riproduzioni|titolo=Galleria (1937 - 1980)}}</ref><ref>Progressione dei lavori di trasformazione degli antichi ambienti delle stufe nel ridotto delle gallerie e dello stato attuale, cfr. {{cita web|url=http://www.lombardiabeniculturali.it/archivi/complessi-archivistici/MIBA007F4A/?tab=riproduzioni|titolo=Galleria (1945 - 1975)}}</ref>
=== Il progetto Botta e i lavori di restauro (2002-2004) ===
[[File:Mailand-266-La Scala-Piazza-1985-gje.jpg|thumb|upright=1.4|Panoramica della Scala e della piazza omonima nel 1985, circa un quindicennio prima della ristrutturazione del teatro]]
Nel maggio del [[2002]] fu presentato il progetto di ristrutturazione,<ref name="Lonati17">Antonio Acerbo, ''Le ragioni dell'intervento'', in {{Cita|Enrico Lonati|p. 17}}.</ref> ormai non più posponibile: anche senza considerare le difficoltà logistiche del retropalco, il teatro funzionava ormai da quasi dieci anni in deroga ai regolamenti di sicurezza in materia di prevenzione incendi e antinfortunistica.<ref>Luigi Berti, ''Le necessità di adeguamento degli impianti alle nuove normative'', in {{Cita|Enrico Lonati|p. 75}}.</ref> Il progetto è, infatti, già prefigurato negli anni 1990,<ref name="Lonati17"/> ma trova concreta realizzazione solo all'inizio del decennio successivo. Due erano le strade percorribili: la semplice messa in regola e il mantenimento della struttura così come restituita dal restauro del [[1947]], oppure la più ambiziosa ricostruzione del palco e degli altri ambienti utilizzati dagli artisti, in modo da garantire un potenziamento della macchina scenica. Si scelse la seconda,<ref>Giuliano Parmegiani, ''Gli obbiettivi del progetto'', in {{Cita|Enrico Lonati|pp. 22-27}}.</ref> e la decisione non fu esente da critiche: un intervento così profondo ha infatti cancellato i segni tangibili che il tempo e le persone passate per quegli ambienti avevano lasciato.
==== La macchina scenica e il progetto architettonico ====
Il progetto della [[macchina scenica teatrale|macchina scenica]] fu affidato a [[Franco Malgrande]],<ref>Franco Malgrande, ''Il rinnovamento della macchina scenica per un teatro moderno'', in {{Cita|Enrico Lonati|pp. 43-47}}.</ref> l'architetto [[Mario Botta]], subentrato a [[Giuliano Parmegiani]], ha invece firmato il progetto della torre scenica, della torre ellittica e degli ambienti di servizio ospitati negli edifici retrostanti il Casino Ricordi, in via Filodrammatici.<ref>Emilio Pizzi, ''Mario Botta: il progetto architettonico esecutivo'', in {{Cita|Enrico Lonati|pp. 28-41}}.</ref>
Sin dall'inizio dei lavori, sorsero alcune difficoltà: la posizione centrale del teatro ha impedito di fare alcun affidamento sullo spazio intorno a esso e ha reso necessari un'attenta pianificazione, particolare coordinamento e monitoraggio della sicurezza.<ref>AA. VV., sezione ''L'organizzazione del cantiere'', in {{Cita|Enrico Lonati|pp. 192-203}}.</ref> I quattrocento operai e i vari tecnici hanno dunque operato all'interno del limitato recinto di lavoro, dal quale sono stati rimossi, in almeno 10.000 viaggi dei mezzi di lavoro, 120.000&nbsp;m³ di macerie.<ref name="Molinari127">Luca Molinari, ''la nuova Scala, storia di un progetto'', in ''Teatro alla Scala'', direzione editoriale Eileen Romano, Skira / Corriere della Sera, 200, p. 127.</ref><ref>Gabriele Salvatoni, Aldo Bottini, Pier Giorgio Malerba, ''Opere di sostegno e demolizione'', in {{Cita|Enrico Lonati|pp. 89-94}}.</ref>
Anche le scelte di Botta sono state oggetto di un acceso dibattito, soprattutto relativamente l'impatto estetico dei due nuovi, massicci volumi: le torri [[Torre scenica|scenica]] ed ellittica.
{{Doppia immagine verticale|left|20110725 Milano La Scala 5507.jpg|Teatro La Scala, Milano - panoramio.jpg|250|Panoramica esterna del teatro dopo la ristrutturazione di [[Mario Botta]] eseguita tra il 2002 e il 2004 (in alto); nel dettaglio, si nota l'aggiunta delle due nuove torri, la [[Torre scenica|scenica]] e l'ellittica (in basso)|}}
La torre scenica si eleva alle spalle delle torrette dell'antico sistema antincendio, in linea con l'asse della facciata. Il rivestimento è in lastre di [[marmo botticino]] disposte in triplici file di corsi di maggiore dimensione intervallate da liste più sottili. Tra queste ultime sono incastonati vari [[LED]] che evocano, di notte, la presenza della torre. L'altezza della nuova torre scenica coincide con quella precedente e, come ha dichiarato l'architetto, i nuovi volumi vengono arretrati «con il doppio intento di evidenziare le facciate storiche nel rapporto 'figurativo' con il tessuto urbano e offrire, al di sopra dei tetti esistenti, un linguaggio astratto per le nuove costruzioni in modo da separare ed evidenziare i differenti periodi storici».<ref name="Molinari127"/> Si è deciso infatti di arretrare di qualche metro il fronte est della torre, in modo da poter riaprire le luci oscurate con la costruzione del vecchio contro muro della torre scenica e dal sistema di tiri e contrappesi a esso addossati. In questo spazio sono stati oggi ricavati una serie di percorsi alle spalle del fronte su via Verdi, che consentono di riaprire le finestre e dare vita alla facciata storica. Il fronte nord, opposto a piazza della Scala, è invece solcato da profonde incisioni finestrate, aperte per dare luce alle quattro sale prova che si trovano sopra il retropalco. Tale fronte è completato da due rientranze più profonde e larghe, in corrispondenza dei due corpi di scale, e dal sistema di aperture del corpo [[Camerino (teatro)|camerini]] che collega posteriormente alla torre scenica la torre ellittica.
Oggetto dell'intervento è stato anche l'interno degli edifici ottocenteschi di via dei Filodrammatici, l'antico [[Casino Reale]], ricostruito dalle fondamenta, mantenendo solo le facciate e uniformando le coperture a falde. In luogo delle due precedenti corti, si apre oggi tra il fianco del fabbricato piermariniano e il fianco stradale un unico spazio, su cui si affacciano gli ambienti della sovrintendenza e della direzione artistica.<ref name="Pizzi139"/> La piccola corte, che si sviluppa parallelamente al portico di via Filodrammatici, è dominata dallo sbalzo del corpo ellittico che si eleva cinque piani più in alto. Un'unica apertura verticale si apre sotto lo sbalzo, dando luce agli sbarchi delle scale e degli ascensori che disimpegnano ai piani bassi gli uffici agli spogliatoi degli artisti e del personale.
Parallelamente all'asse del progetto piermariniano, si eleva, infatti, un nuovo volume a [[Ellisse|pianta ellittica]] ospitante i camerini degli artisti. Il notevole arretramento e l'assenza di un vero e proprio fronte sono intesi proprio a sottolineare il distacco dalle facciate storiche del [[Casino Ricordi]] e degli altri edifici.<ref>Emilio Pizzi, Mauro Turrini, ''Le nuove facciate'', in {{Cita|Enrico Lonati|p. 134}}.</ref> La presenza della torre ellittica appare ancora più discreta in virtù del finimento a elementi verticali in botticino, che la «fanno vibrare nel gioco di luci ed ombre creato dal sole, smaterializzandone le superfici».<ref name="Pizzi139">Emilio Pizzi, Mauro Turrini, ''Le nuove facciate'', in {{Cita|Enrico Lonati|p. 139}}.</ref>
Botta ha voluto sottolineare che, all'epoca di Piermarini, l'isolato era racchiuso fra vie anguste. La profondità offerta al nostro occhio è dovuta alla demolizione, nel [[1858]], degli edifici prospicienti via Manzoni, condizione urbana sconosciuta all'architetto [[Foligno|folignate]] e che giustifica la costruzione dei nuovi volumi.<ref name="Molinari127"/> Questa profondità permette di cogliere, a detta dell'architetto svizzero, all'interno del più ampio complesso architettonico i differenti linguaggi che spaziano dal Settecento a oggi.<ref name="Molinari128">Luca Molinari, ''La nuova Scala, storia di un progetto'', in ''Teatro alla Scala'', direzione editoriale Eileen Romano, Skira / Corriere della Sera, 200, p. 128.</ref>
I lavori hanno dunque ottimizzato gli ambienti di servizio e dato al teatro una macchina scenica tra le più complesse e versatili mai progettate,<ref>Luciano Piaia, ''La macchina di scena superiore e inferiore'', in {{Cita|Enrico Lonati|pp. 117-132}}.</ref> a fronte tuttavia di interventi decisamente invasivi nei confronti delle antiche strutture sceniche e della [[Piccola Scala]], andate perdute per sempre.
==== Il restauro conservativo ====
[[File:Teatro alla Scala lampadario Milan.jpg|miniatura|upright=1.2|Dettaglio del soffitto e del grande lampadario della sala]]
Altrettanto importante è stato l'intervento conservativo che ha riguardato la parte monumentale. Terminati, alla fine degli anni 1990, i lavori di pulitura della facciata del teatro,<ref>[http://www.milanoneicantieridellarte.it/teatro-alla-scala-2/ Restauro del Teatro alla Scala] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20130325025210/http://www.milanoneicantieridellarte.it/teatro-alla-scala-2/ |data=25 marzo 2013 }}, informazioni sull'intervento di restauro della facciata dell'anno 1999.</ref> si è proceduto in contemporanea ai lavori di rinnovamento, dal [[2002]] al [[2004]], al restauro dell'area monumentale, curato da [[Elisabetta Fabbri]].<ref>Elisabetta Fabbri, ''Il restauro conservativo'', in {{Cita|Enrico Lonati|pp. 48-53}}.</ref>
Primo passo è stata l'acquisizione di tutte le informazioni storiche, materiche e dimensionali necessarie. Sono state riconosciute tre aree di intervento: la sala teatrale (comprendente, oltre alla platea e ai palchi, i corridoi, le scale e i camerini retropalco), il ''foyer'' e i ridotti, e, infine, i locali ospitanti il [[Museo teatrale alla Scala|Museo teatrale]]. Mentre per queste ultime aree si può parlare di "manutenzione straordinaria", più che di "restauro conservativo" (sono stati sfruttati gli impianti già realizzati nel Novecento, opportunamente revisionati, e sostituiti materiali, come pavimentazioni lignee e tappezzerie, ormai logori), l'intervento nella sala teatrale è stato più complesso.<ref>Elisabetta Fabbri, ''Il restauro conservativo'', in {{Cita|Enrico Lonati|p. 48}}.</ref>
È stato in particolare realizzato un nuovo [[cablaggio]] dei palchi, con la revisione degli impianti elettrici e dell'aria condizionata.<ref>Luigi Berti, Cesare Laffi, ''Il recupero degli impianti tecnologici'', in {{Cita|Enrico Lonati|p. 155}}.</ref> Quanto all'adeguamento strutturale, si è proceduto con interventi di [[tirante|tirantatura]] delle travi lignee dei palchi e consolidamenti con iniezioni di resine speciali nelle volte in muratura.<ref>Gabriele Salvatoni, Pier Giorgio Malerba, Roberto Uslenghi, ''Gli interventi strutturali'', in {{Cita|Enrico Lonati|p. 150}}.</ref> Complesso è stato anche l'intervento sui rivestimenti murari. Grazie ad attente rilevazioni è stato parzialmente possibile riportare alla luce l'originario intonaco a finto marmo, ben conservato alle pareti dei primi due ordini. Nei piani superiori e nel sottoplatea si è proceduto realizzando un nuovo [[marmorino]].<ref name="Lonati171"/>
Fino al recente intervento di restauro il pavimento della platea, oltre a quello delle scale e dei corridoi, era rivestito di [[tappeto|moquette]]. Nei palchi era stato posato invece uno strato di [[linoleum]]. La platea è stata ora pavimentata con legno a vista, disposto in strati speciali al fine di migliorare l'acustica.<ref>Higini Arau, Alessandro Cocchi, ''Le attenzioni riservate all'acustica'', in {{Cita|Enrico Lonati|pp. 76-81}}.</ref> Nei palchi e nei camerini è stata recuperata la pavimentazione di formelle in cotto, già prevista dal Piermarini, mentre nei corridoi è stato ripristinato il seminato di marmo o [[terrazzo alla veneziana]].<ref>Elisabetta Fabbri, Alessandra Favero, Giancarlo Lazzaretti, Pasquale Mariani Orlandi, ''Il recupero delle pavimentazioni'', in {{Cita|Enrico Lonati|p. 171}}.</ref>
== Capienza ==
Come si desume dalla pianta ufficiale, oltre ai 676 posti in platea (comprensivi di tre posti per disabili e altrettanti per gli accompagnatori), il teatro può ospitare 195 spettatori nel primo ordine di palchi (95 in quelli di destra, 100 in quelli di sinistra), 191 nel secondo (96 nei palchi di destra, 95 in quelli di sinistra), 20 nel palco d'onore, 194 nel terzo ordine (96 nei palchi di destra, 98 in quelli di sinistra), 200 nel quarto (divisi equamente a destra e a sinistra), 256 spettatori in prima galleria e 275 in seconda galleria, per un totale di 2 007 spettatori.<ref>[http://www.teatroallascala.org/includes/doc/pianta_teatro.pdf Pianta del teatro] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20130401201308/http://www.teatroallascala.org/includes/doc/pianta_teatro.pdf |data=1º aprile 2013 }} (dettaglio della platea e delle gallerie), dal sito ufficiale.</ref><ref>[http://www.teatroallascala.org/includes/doc/pianta_dei_palchi.pdf Pianta dei palchi] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20130401201829/http://www.teatroallascala.org/includes/doc/pianta_dei_palchi.pdf |data=1º aprile 2013 }}, dal sito ufficiale.</ref>
Nel provvedimento comunale di agibilità rilasciato tre mesi dopo la riapertura del Teatro nel 2004 i posti sono invece 2 030.<ref name="camcom"/> In realtà il Teatro stesso ha, in diverse occasioni, comunicato cifre ancora differenti.<ref>Sono 1991 i posti nel [https://fbcdn-sphotos-g-a.akamaihd.net/hphotos-ak-ash4/424728_10150550837448165_48043459_n.jpg grafico] pubblicato su ''La Repubblica'' il 12 novembre 2011.</ref>
[[File:Teatri d'Italia.jpg|miniatura|upright=0.8|left|''Pianta dei teatri d'Italia'', incisione in rame di Gaetano Mercoli (1789)]]
Di questi posti, in media, secondo i dati disponibili nel 2011, 630 sono occupati dagli abbonati (compresi i circa 10 posti acquistati dalle agenzie di turismo culturale), 50 dall'associazione [[Amici del Loggione del Teatro alla Scala|Amici del Loggione]], 22 alla sovrintendenza e 16 alla direzione artistica, 20 agli sponsor (10 a [[Banca Intesa]], altrettanti ad altri, ma la quota può variare molto a seconda dello spettacolo), 8 a persone con disabilità; 550 sono infine destinati ai dipendenti e all'Ufficio Promozione Culturale.<ref>Un terzo dei biglietti sono infatti per legge gestiti dall'Ufficio Promozione Culturale, fondato da [[Paolo Grassi]] nel [[1978]], che lavora sul territorio a contatto con scuole, università, associazioni culturali.</ref> Mentre questi biglietti vengono venduti a prezzo normale (fanno eccezione i biglietti di promozione culturale e quelli per gli spettatori disabili), ulteriori 115 posti sono resi disponibili gratuitamente alla direzione (33 posti), ai giornalisti (32), alle forze dell'ordine (8), alla [[Società Italiana degli Autori ed Editori|SIAE]] (8), al [[Milano|Comune]] (16), alla [[Provincia di Milano|Provincia]] (6) e alla [[Lombardia|Regione]] (12). I posti venduti online e in biglietteria al pubblico non abbonato sono quindi, in media, 440, cui si aggiungono i 140 «ingressi serali» (i posti di scarsa visibilità) venduti poche ore prima dello spettacolo.<ref>Totale: 1991 posti. Dati apparsi a corredo all'articolo ''[http://milano.repubblica.it/cronaca/2011/11/12/news/biglietti_per_la_scala_pisapia_dice_basta_con_lo_scandalo-24874733/?ref=search Biglietti per la Scala, Pisapia dice "basta con lo scandalo"]'', pubblicato su ''[[La Repubblica (quotidiano)|La Repubblica]]'', edizione Milano, il 12 novembre 2011. [https://fbcdn-sphotos-g-a.akamaihd.net/hphotos-ak-ash4/424728_10150550837448165_48043459_n.jpg Grafico] disponibile tra le immagini della pagina ufficiale [[Facebook]] del Teatro.</ref>
Questi dati sono stati forniti dalla direzione del Teatro in risposta a proteste sollevatesi con riguardo alla presunta “introvabilità” dei biglietti in vendita singolarmente in biglietteria, ma soprattutto online.<ref>''[http://milano.repubblica.it/cronaca/2011/11/11/news/scala_i_biglietti_sono_introvabili_ma_spuntano_online_a_peso_d_oro-24813448/ Scala, i biglietti sono introvabili ma spuntano online a peso d'oro]'', ''La Repubblica'', edizione Milano, 11 novembre 2011.</ref>
== Acustica ==
Tra gli accorgimenti adottati dal [[Giuseppe Piermarini|Piermarini]], oltre alla forma della sala, vi fu la scelta della volta di legno, quasi una [[cassa armonica|cassa di risonanza]] naturale. Un altro piccolo accorgimento fu il diminuire sensibilmente le dimensioni delle colonne che separano i vari palchi.<ref>{{cita|Curcio|pg. 441}}.</ref>
Ottenne in questo modo, secondo le fonti, un'[[acustica]] pressoché perfetta in ogni punto della sala, considerata tra le migliori dei suoi tempi.<ref>{{cita|Pisaroni|pg. 22}}.</ref>
Secondo uno studio del 1962, firmato Beranek, il Teatro alla Scala ha un'acustica eccellente, comparabile, tra i maggiori teatri europei, alla sola, ma ben più tarda, [[Wiener Staatsoper|Staatsoper]] di [[Vienna]] (1869).<ref>L. L. Beranek, ‘'Music, Acoustics & Architecture'’, 1962.</ref> È stato all'epoca rilevato un tempo iniziale di ritardo (Initial Time Delay Gap) di soli 0,015 secondi e solo tre [[Riflessione (fisica)|riflessioni]] nell'arco di 60 millesimi di secondo. I valori del T30 (1,2 secondi), del tempo di decadimento iniziale (Early Decay Time: 1,3 s) e C80 (che, essendo la sala [[Riverbero|riverberante]], risultava pari a -0,11&nbsp;dB) permettevano di equiparare la sala scaligera a quella del [[Teatro della Pergola]] di [[Firenze]].<ref name="Pezzi">Alfonso Pezzi, ''[http://acustica.ing.unibo.it/Researches/room/tesinaAPezzi/AcusticaSale.pdf Considerazione sull'acustica delle sale]'', 2002.</ref> Il “calore” del suono, cioè la ricchezza dei toni a bassa [[frequenza]], era garantito da un lungo RT alle basse frequenze (125 e 250&nbsp;Hz).<ref name="Pezzi" />
In occasione degli ultimi lavori è stato inclinato il piano della platea per migliorare l'acustica in sala, oltre la visibilità. Si è provveduto, per lo stesso motivo, a rimuovere la moquette. A diretto contatto con il [[massetto]] in [[cemento]] (listoni in legno annegati in cemento magro) è stato posto uno strato di [[compensato marino]] dello spessore di 15&nbsp;mm e quindi un «sandwich elastico», il cui foglio inferiore di [[gesso (materiale)|gesso]] e [[truciolato]] (spessore 15&nbsp;mm) è reso solidare con il compensato sottostante. Lo strato successivo, di [[polietilene]] reticolato (5&nbsp;mm), non ha agganci rigidi con un secondo strato di gesso e truciolato, fissato invece a un ulteriore strato di compensato marino (16&nbsp;mm). Sopra quest'ultimo, uno strato di granulato di gomma, attraversato dai supporti delle poltrone, fa da base ai listoni di [[Quercus petraea|rovere]] del ''parquet'' (spessore 22&nbsp;mm).<ref>Higini Arau, Alessandro Cocchi, ''Le attenzioni riservate all'acustica'', in {{Cita|Enrico Lonati|p. 76}}.</ref>
A seguito dell'ultimo intervento di restauro, le tappezzerie all'interno dei palchetti sono state modificate per rispondere ai nuovi requisiti di resistenza al fuoco.
Tuttavia secondo uno studio dell'[[Università degli Studi di Parma|Università di Parma]] l'acustica sarebbe peggiorata in alcuni ambienti del teatro:<ref>{{cita web|url=http://pcfarina.eng.unipr.it/Public/Papers/261-Farina%20protetto%20TERZO.pdf|titolo=Caratterizzazione acustica del Teatro alla Scala di Milano}}</ref> se ci si trova lontano dal [[boccascena]], ossia nei palchi (specialmente quelli centrali) o nelle gallerie, ove è stato osservato che il suono risulta generalmente sordo, addirittura poco chiaro. Tra le criticità osservate vi sarebbe la tappezzeria in velluto antincendio delle nuove poltrone, che sembra assorbire eccessivamente le [[Onda sonora|onde sonore]]. Migliorato è invece il riverbero, principalmente grazie alla nuova copertura del pavimento. I provvedimenti adottati dal teatro per arginare il problema hanno interessato la tappezzeria dei palchi rimuovendo tutti i pannelli in [[poliuretano]] espanso a cellula chiusa posati nel 2004 e il [[Damasco (tessuto)|damasco]] rosso è stato direttamente incollato alle pareti.
== La "Piccola Scala" ==
{{vedi anche|Piccola Scala}}
[[File:PiccolaScala.jpg|miniatura|La "Piccola Scala" nel 1978]]
Al momento della ricostruzione della sala dopo il bombardamento, fu allestito all'interno del [[Casino Reale]], su progetto di [[Piero Portaluppi]] e [[Marcello Zavelani Rossi]], un teatro con capienza di circa seicento persone, la "Piccola Scala". L'accesso era da via Filodrammatici e il palcoscenico si trovava accanto a quello del teatro principale, in modo che, eliminando tutti i fondali, da una sala si poteva vedere l'altra. Questo teatro minore, inaugurato nel [[1955]],<ref name="GrovePiccolaScala">''The New Grove Dictionary of Opera'', voce ''Piccola Scala''.</ref> fu dedicato al repertorio più antico, e in generale a tutte quelle opere che richiedevano meno spazio e impegnavano un organico ridotto.
La sala fu dedicata ad [[Arturo Toscanini]] in occasione dei venticinque anni dalla scomparsa, il 16 gennaio [[1982]].<ref>''L'ultimo trionfo di Toscanini'', La Stampa, 17 febbraio 1982.</ref>
A causa della drastica diminuzione della capienza, da 600 a 350 spettatori, imposta dalle nuove normative, e della conseguente difficoltà nel coprire le spese a fronte di un ridotto pubblico pagante, la stagione lirica fu però interrotta poco dopo, nell'ottobre [[1983]].<ref>''È sicuro, la Piccola Scala non avrà più la sua lirica'', La Stampa, 19 ottobre 1983.</ref> La sala fu in seguito destinata a magazzino e definitivamente distrutta per far spazio al nuovo palcoscenico del teatro maggiore in occasione dei lavori degli anni 2000.<ref>[http://www.cultura.regione.lombardia.it/cs/Satellite?c=Redazionale_P&childpagename=DG_Cultura%2FDetail&cid=1213355629570&packedargs=NoSlotForSitePlan%3Dtrue%26menu-to-render%3D1213305614897&pagename=DG_CAIWrapper cultura.regione.lombardia.it] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20150923211857/http://www.cultura.regione.lombardia.it/cs/Satellite?c=Redazionale_P&childpagename=DG_Cultura%2FDetail&cid=1213355629570&packedargs=NoSlotForSitePlan%3Dtrue%26menu-to-render%3D1213305614897&pagename=DG_CAIWrapper |data=23 settembre 2015 }}</ref>
== Stagioni scaligere ==
{{vedi anche|Stagioni liriche del Teatro alla Scala|Stagioni di balletto del Teatro alla Scala}}
Nei primi 150 anni di vita del teatro l'attività iniziava il giorno di Santo Stefano (26 dicembre) con la ''Stagione di Carnevale'', durante la quale si rappresentavano per lo più [[Opera seria|opere serie]], in tre o quattro atti intervallati da balli. La stagione si concludeva alla vigilia della settimana di [[carnevale]], durante la quale il teatro ospitava i balli e il veglione del [[martedì grasso|sabato grasso]]. Dopo la [[Pasqua]] potevano svolgersi altre brevi stagioni (di ''Primavera'', ''Estate'', ''Autunno'') dedicate all'[[opera buffa]], alla [[commedia]] e ai balli, secondo la richiesta del pubblico e le disponibilità dell'impresario.
I prezzi degli abbonamenti per la stagione inaugurale furono così stabiliti: «per la Nobiltà» 6 [[Fiorino|gigliati]], «per la cittadinanza» 3 gigliati, «per le Cappe Nere» (ovvero per i segretari, i cancellieri, i maggiordomi e gli altri dipendenti superiori delle famiglie nobiliari) 20 [[Lira austriaca|lire]].<ref name="G21">{{Cita|Carlo Gatti|p. 21}}.</ref>
In realtà, per assistere agli spettacoli bisognava «levare» due biglietti: uno per accedere al teatro, l'altro d'ingresso alla platea. Le «sedie fisse» in platea (dette anche «chiuse» in quanto dotate di chiavi che consentivano di chiudere e aprire la seduta a piacere) costavano ulteriori tre gigliati in prima e seconda fila, due gigliati in terza e quarta, un gigliato nelle ultime due file.<ref name="G21"/> In alternativa ci si poteva accontentare delle «sedie volanti», disponibili gratuitamente.<ref name="G22"/> Quest'uso di emettere due biglietti distinti fu abbandonato già nel [[1797]].<ref>{{Cita|Romani|p. 6}}.</ref>
La ''Stagione di Quaresima'' fu introdotta nel [[1788]]. Già nel [[1785]] e nel [[1787]] il teatro aveva eccezionalmente aperto in periodo di [[quaresima]]: il primo anno per una [[cantata]] di [[Nicola Antonio Zingarelli]], il secondo per il ''[[Giuseppe riconosciuto]]'' del compositore milanese [[Giovanni Battista Calvi]] e per una ''cantata pastorale a tre voci''.<ref>{{Cita|Romani|pp. 13-16}}.</ref> A partire dal [[1819]] la ''Stagione di Carnevale'' muterà il nome in ''di Carnevale e Quaresima'':<ref>{{Cita|Romani|p. 61}}.</ref> l'attività proseguirà abitualmente, d'ora in avanti, anche durante il periodo quaresimale.
Al di fuori della normale programmazione, in occasione di eventi particolari quali trattati, incoronazioni o visite dei regnanti, venivano date delle cantate, quali ad esempio ''Il trionfo della pace'' di [[Francesco Pollini]] ([[1801]]), per festeggiare il [[Trattato di Lunéville]] che ratificava il [[trattato di Campoformio]], ''San Napoleone'' di [[Johann Simon Mayr]], in occasione dell'onomastico di [[Napoleone Bonaparte]], il 16 agosto [[1807]], ''Il ritorno d'Astrea'', che va in scena il 6 gennaio [[1816]] per il ritorno degli austriaci in Milano.
Nei primi anni, a fronte di un numero relativamente basso di titoli (undici, ad esempio, nel [[1810]]), molte erano le repliche (228 alzate di sipario suddivise in tre stagioni, ''Carnevale'', ''Primavera'' e ''Autunno'').<ref name="Romano">Eileen Romano (direzione editoriale), ''Teatro alla Scala'', Skira / Corriere della Sera, 2004.</ref>
Nel [[1920]] venne abolita la suddivisione in stagioni: l'attività si svolgerà d'ora in poi in continuità da novembre a giugno.
Si può notare come a partire dall'inizio del XX secolo aumenti nettamente il numero degli spettacoli ma diminuisca quello delle repliche: nel [[1929]], ad esempio, le opere in cartellone sono trentadue, le alzate di sipario centoquarantasei.<ref name="Romano" /> Negli anni 1970, durante la permanenza del sovrintendente [[Paolo Grassi]], la Scala visse il periodo di maggior produttività, garantendo quasi trecento rappresentazioni all'anno. Nel secondo decennio del XXI secolo, grazie soprattutto alla modernizzazione della macchina scenica, la Scala aumenta la propria attività: dalle circa 190 alzate di sipario degli anni 1990, si raggiunge il numero stabile di circa 280.
=== La "prima" della stagione lirica ===
{{vedi anche|Lista delle prime stagionali al Teatro alla Scala}}
{{Citazione|Di tanti palpiti e di tante pene è davvero cosparso il cammino che conduce non a una semplice prima, ma alla Prima per antonomasia<ref name="Prima">''La prima alla Scala'', Rizzoli, 2008.</ref>|[[Plácido Domingo]]}}
Come si è detto, la stagione di Carnevale cominciava tradizionalmente il 26 dicembre.
L'attuale consuetudine di inaugurare la stagione lirica il 7 dicembre, giorno di [[Sant'Ambrogio]], patrono di Milano, fu introdotta nel [[1940]] e poi, stabilmente, per volere di [[Victor de Sabata]], a partire dal [[1951]].<ref>{{Cita web |url=http://www.teatroallascala.org/it/scopri/teatro/storia_slide_6.html |titolo=teatroallascala.org |accesso=7 settembre 2012 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20130401213857/http://www.teatroallascala.org/it/scopri/teatro/storia_slide_6.html |dataarchivio=1º aprile 2013 |urlmorto=sì }}</ref> Proprio il 7 dicembre di quell'anno [[Maria Callas]], che aveva debuttato sul palcoscenico meneghino pochi mesi prima, ottenne il suo primo trionfo milanese cantando ne ''[[I vespri siciliani]]'' diretti dallo stesso De Sabata.<ref>[http://www.cinquantamila.it/storyTellerArticolo.php?storyId=4edceddc559a9 cinquantamila.it]</ref>
Lo spettacolo della sera di Sant'Ambrogio è insieme un evento culturale, istituzionale e mondano profondamente radicato nella vita italiana.<ref name="Prima" />
A partire dal [[2008]] la serata inaugurale è preceduta dall{{'}}''anteprima giovani'', una recita dell'opera inaugurale dedicata al pubblico con meno di trent'anni.<ref>[http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Tempo%20libero%20e%20Cultura/2008/05/scala.shtml?uuid=f7b97e5e-2cca-11dd-92a8-00000e251029&DocRulesView=Libero Teatro alla Scala: il Don Carlo apre la stagione. Anteprima il 4 dicembre], [[Il Sole 24 ORE]], 28 maggio 2008.</ref>
Nel 2020, a causa della [[Pandemia di COVID-19 del 2019-2021|pandemia di COVID-19]], la "prima" è stata annullata e sostituita da un concerto a porte chiuse intitolato ''A riveder le stelle''<ref>{{Cita web |url=https://www.rai.it/ufficiostampa/assets/template/us-articolo.html?ssiPath=/articoli/2020/12/Rai-e-Scala-insieme-A-riveder-le-stelle--c34f6781-12a5-4eae-8f02-cf4b8b91cb93-ssi.html|titolo=Rai e Scala insieme "A riveder le stelle"|sito=Ufficio Stampa [[Rai]]|data=7 dicembre 2020}}</ref>.
== Prime assolute ==
{{vedi anche|Lista delle prime assolute al Teatro alla Scala}}
== Responsabili del teatro ==
{{Colonne}}
;Impresari
* [[Ercole Castelbarco]], [[Giacomo II Fagnani|Giacomo Fagnani]], [[Bartolomeo Calderara]] e [[Antonio Menafoglio]] (1778-1788)
* [[Bartolomeo Calderara]] (1789 - 1790)<ref name="Petracchi15">{{Cita|Angelo Petracchi|p. 15}}.</ref>
* [[Gaetano Maldonati]] (1790 - 1798)<ref name="Petracchi15"/>
* [[Francesco Benedetto Ricci]] (1799 - 1800)<ref name="Petracchi15"/>
* [[Gaetano Maldonati]] (1800)<ref name="Petracchi15"/>
* [[Francesco Benedetto Ricci]] (1800 - 1814)<ref name="Petracchi15"/><ref>In società con Giuseppe Crivelli, Giovanni Battista Gherardi, Domenico Barbaja, i fratelli Villa (1807 - 1814), Andrea Dati della Somaglia e altri.</ref>
* [[Angelo Petracchi]] (1816 - 1820)<ref>{{Cita|Angelo Petracchi|p. 16}}.</ref>
* [[Domenico Barbaja]] (1826 - 1832)<ref name="BaiaCurioni27"/><ref>In società con i fratelli Villa (1826 - 1829) e Balochino.</ref>
* [[Carlo Visconti di Modrone (1770-1836)|Carlo Visconti di Modrone]] (1833 - 1836)
* [[Bartolomeo Merelli]] (1836 - 1850)<ref name="BaiaCurioni27"/>
* [[Alberto Mazzucato]] (1855 - 1856)<ref>{{Cita|Istituto di studi verdiani|vol. 16, p. 172}}.</ref>
* [[Ercole Marzi|Ercole]] e [[Luciano Marzi]] (1857 - 1861)<ref>{{Cita|Istituto di studi verdiani|vol. 16, p. 197}}.</ref>
* [[Bartolomeo Merelli]] (1861 - 1863)
* [[Giuseppe Bonola]], [[Giuseppe Brunello]] e [[Moltini]] (1869 - ?)<ref>{{Cita|Istituto di studi verdiani|vol. 16, p. 179}}.</ref>
* fratelli Corti (1876)
* [[Luigi Piontelli]] (1884 - 1894)
* [[Edoardo Sonzogno]] (1894 - 1897)
;Direttori generali della Società Anonima
* [[Giulio Gatti Casazza]] (1898 - 1907)
* [[Vittorio Mingardi]] (1907 - 1918)<ref name="Gatti237">{{Cita|Carlo Gatti|p. 237}}.</ref>
;Direttori generali dell'Ente Autonomo
* [[Angelo Scandiani]] (1921 - 1929)<ref>{{Cita|Carlo Gatti|p. 274}}.</ref>
* [[Anita Colombo]] (1929 - 1931)<ref>Per il biennio 1929-31 è anche nominato un commissario straordinario, [[Senatore Borletti]];{{Cita|Carlo Gatti|p. 341}}.</ref>
;Sovrintendenti
* [[Jenner Mataloni]] (1932 - 1942)<ref>{{Cita|Carlo Gatti|p. 351}}.</ref><ref>[http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/action,viewer/Itemid,3/page,0003/articleid,1121_01_1942_0040A_0003_22718868/anews,true/ Il maestro Carlo Gatti nuovo sovrintendente alla Scala], ''La Stampa'', 16 febbraio 1942.</ref>
* [[Carlo Gatti]] (1942 - 1944)<ref>[http://www.treccani.it/enciclopedia/carlo-gatti_(Dizionario_Biografico)/ Voce] "Carlo Gatti" sul [[Dizionario biografico degli italiani|Dizionario Biografico degli Italiani]].</ref>
* [[Gino Marinuzzi (1882-1945)|Gino Marinuzzi]] (1944 - 1945)<ref>[http://www.treccani.it/enciclopedia/marinuzzi-giovanni-detto-gino-senior_(Dizionario_Biografico)/ Voce] "Giovanni Marinuzzi " sul [[Dizionario biografico degli italiani|Dizionario Biografico degli Italiani]].</ref>
* [[Antonio Ghiringhelli]] (1948 - 1972)<ref>Commissario straordinario a partire dal 1945.</ref><ref>[http://www3.varesenews.it/lombardia/articolo.php?id=13058 La carriera di Antonio Ghiringhelli] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20131109180706/http://www3.varesenews.it/lombardia/articolo.php?id=13058 |data=9 novembre 2013 }}, ''Lombardia Nord Ovest'', 1999.</ref>
* [[Paolo Grassi]] (1972 - 1977)<ref>''Quarant'anni di palcoscenico'', a cura di Emilio Pozzi, Mursia, Milano 1977.</ref>
* [[Carlo Maria Badini]] (1977 - 1990)<ref name="Stampa1977">[http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,9/articleid,1091_01_1977_0032_0009_15572064/anews,true/ Confermate in comune le nomine per la Scala], ''La Stampa'', 16 febbraio 1977.</ref><ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1990/07/19/badini-addio-alla-scala.html?ref=search Badini: 'Addio alla Scala'], ''La Repubblica'', 19 luglio 1990.</ref>
* [[Carlo Fontana (direttore teatrale)|Carlo Fontana]] (1990 - 2005)<ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1990/05/30/carlo-fontana-dal-31-luglio-vado-alla.html?ref=search Carlo Fontana: 'dal 31 luglio vado alla Scala'], ''La Repubblica'', 30 maggio 1990.</ref><ref>[http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2005/02_Febbraio/24/fontana.shtml La Scala licenzia Fontana, subentra Meli], ''Corriere della Sera'', 24 febbraio 2005.</ref>
* [[Stéphane Lissner]] (2005 - 2014)<ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2005/04/21/meli-si-dimette-arriva-lissner.html?ref=search Meli si dimette, arriva Lissner], ''La Repubblica'', 21 aprile 2005.</ref><ref>[http://milano.repubblica.it/cronaca/2012/10/08/news/lissner_confermato_laddio_alla_scala_passer_allopera_di_parigi_dal_2015-44098863/?ref=HREC1-4 Lissner, ufficiale l'addio alla Scala], ''La Repubblica'', 8 ottobre 2012.</ref>
* [[Alexander Pereira]] (2014 - 2020)<ref name="Chi siamo">''Chi siamo'' in [http://www.teatroallascala.org/it/fondazione/chi-siamo/chi-siamo.html teatroallascala.org].</ref><ref>[http://milano.repubblica.it/cronaca/2013/06/04/news/pereira_da_salisburgo_alla_scala_sar_lui_il_nuovo_sovrintendente-60354563/ Pereira da Salisburgo alla Scala, sarà lui il nuovo sovrintendente], ''La Repubblica'', 4 giugno 2013.</ref>
* [[Dominique Meyer]] (2020 - in carica)<ref name="Chi siamo" />
;Primi violini capo d'orchestra
per l'opera
* [[Luca Felice Roscio]] (1778 - 1779)
* [[Luigi de Baillou]] (1780 - 1802)
* [[Alessandro Rolla]] (1803 - 1833)
per il balletto
* [[Giuseppe Perruccone]] (1780 - 1802)
;Maestri concertatori
* [[Vincenzo Lavigna]] (1802 - 1833)<ref name="cembalo">Maestro al [[Clavicembalo|cembalo]].</ref><ref>{{Cita|Istituto di studi verdiani|vol. 16, p. 225}}.</ref>
* [[Giacomo Panizza]] (1833 - 1848)<ref name="cembalo"/>
* [[Alberto Mazzucato]] (1854 - 1868)
* [[Eugenio Terziani]] (1868 - 1871)<ref>{{Cita|Istituto di studi verdiani|vol. 16, pp. 177-189}}.</ref>
* [[Ettore Gelli]] (1871)<ref>''Ad interim''.</ref><ref>{{Cita|Istituto di studi verdiani|vol. 16, p. 189}}.</ref>
* [[Franco Faccio]] (1871 - 1889)<ref name="GroveMilan"/>
{{Colonne spezza}}
;Direttori musicali
* [[Arturo Toscanini]] (1898 - 1903)<ref name="GroveMilan"/>
* [[Cleofonte Campanini]] (1903-1905)<ref>{{Cita|Carlo Gatti|pp. 222-29}}.</ref><ref>[http://www.treccani.it/enciclopedia/cleofonte-campanini_(Dizionario_Biografico)/ Voce] "Cleofonte Campanini" sul [[Dizionario biografico degli italiani|Dizionario Biografico degli Italiani]].</ref>
* [[Leopoldo Mugnone]] (1905 - 1906)<ref>{{Cita|Carlo Gatti|pp. 229-31}}.</ref>
* [[Arturo Toscanini]] (1906 - 1907)<ref>{{Cita|Carlo Gatti|pp. 231-37}}.</ref>
* [[Edoardo Vitale]] (1907 - 1910)<ref name="Gatti237"/>
* [[Tullio Serafin]] (1910 - 1914)<ref>{{Cita|Carlo Gatti|pp. 245-55}}.</ref>
* [[Gino Marinuzzi (1882-1945)|Gino Marinuzzi]] (1914 - 1917)<ref>{{Cita|Carlo Gatti|p. 257}}.</ref>
* [[Tullio Serafin]] (1917 - 1918)<ref>{{Cita|Carlo Gatti|p. 267}}.</ref>
* [[Arturo Toscanini]] (1921 - 1929)<ref>Tra il 1924 e il 1929, accanto a Toscanini vi fu [[Gabriele Santini]], da lui chiamato come direttore d'orchestra aggiunto.</ref>
* [[Victor de Sabata]] (1929 - 1953)<ref>[http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,avanzata/action,viewer/Itemid,3/page,3/articleid,0117_01_1967_0293_0003_7066334/ Morto a 75 anni Victor De Sabata successore di Toscanini alla Scala], ''La Stampa'', 12 settembre 1967.</ref>
* [[Franco Capuana]] (1949 - 1952)
* [[Carlo Maria Giulini]] (1953 - 1956)
* [[Guido Cantelli]] (1956)
* [[Antonino Votto]] (1956 - 1965)
* [[Gianandrea Gavazzeni]] (1965 - 1968)
* [[Claudio Abbado]] (1972 - 1986)<ref>Nel 1968 diviene direttore musicale dell'orchestra e nel 1972 direttore musicale del teatro. [http://www.teatroallascala.org/it/scopri/teatro/storia_slide_8.html teatroallascala.org] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20140201163426/http://www.teatroallascala.org/it/scopri/teatro/storia_slide_8.html |data=1º febbraio 2014 }}.</ref>
* [[Riccardo Muti]] (1986 - 2005)<ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1985/12/27/la-scala-saluta-muti-direttore.html?ref=search La Scala saluta Muti direttore], ''La Repubblica'', 27 dicembre 1985.</ref><ref>[http://www.repubblica.it/2005/b/sezioni/spettacoli_e_cultura/scala/dimissioni/dimissioni.html?ref=search Riccardo Muti si dimette], ''La Repubblica'', 2 aprile 2005.</ref>
* [[Daniel Barenboim]] (2011 - 2015)<ref name="Chi siamo" /><ref>"Maestro Scaligero" dal 2007.</ref>
* [[Riccardo Chailly]] (2015 - in carica)<ref>Direttore Principale dal 1º gennaio 2015</ref><ref>[http://milano.repubblica.it/cronaca/2013/12/10/news/scala_pisapia_conferma_chailly_sar_direttore_musicale_dal_2015-73212244/ Al vertice della Scala arriva Chailly. Sarà il direttore musicale del teatro], ''La Repubblica'', 10 dicembre 2013.</ref>
;Direttori artistici
* [[Erardo Trentinaglia]] (1931 - 1932)<ref>{{Cita|Carlo Gatti|p. 344}}.</ref><ref>[http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,4/articleid,1146_01_1932_0110_0004_24344960/anews,true/ Voci di dimissioni del direttore artistico della Scala], ''La Stampa'', 8 maggio 1932.</ref>
* [[Mario Rossi (direttore d'orchestra)|Mario Rossi]] (1945)
* [[Tullio Serafin]] (1946 - 1947)
* [[Mario Labroca]] (1947 - 1949)<ref>[http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/action,viewer/Itemid,3/page,0001/articleid,0041_01_1947_0186_0001_24636594/anews,true/ Il maestro Labroca alla direzione della Scala], ''La Stampa'', 8 agosto 1947.</ref><ref>[http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/action,viewer/Itemid,3/page,0003/articleid,1603_02_1949_0030_0003_22344066/ Aria di burrasca sotto la volta della Scala], ''La Stampa'', 4 febbraio 1949.</ref>
* [[Victor de Sabata]] (1949 - 1952) ''ad interim''
* [[Victor de Sabata]] (1953 - 1957)<ref>Sovrintendente artistico. Dal 1957 al 1963 Alto commissario artistico.</ref><ref>[http://www.treccani.it/enciclopedia/victor-de-sabata_(Dizionario-Biografico)/ Voce] "Victor de Sabata" sul [[Dizionario biografico degli italiani|Dizionario Biografico degli Italiani]].</ref>
* [[Francesco Siciliani]] (1957 - 1966)<ref>[http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/action,viewer/Itemid,3/page,0020/articleid,0672_01_1996_0348_0022_9164252/ Siciliani, l'inventore della Callas], ''La Stampa'', 19 dicembre 19896</ref>
* [[Gianandrea Gavazzeni]] (1966 - 1968)
* [[Luciano Chailly]] (1968 - 1971)<ref>[http://www.treccani.it/enciclopedia/luciano-chailly/ Voce] "Luciano Chailly" sul [[Dizionario biografico degli italiani|Dizionario Biografico degli Italiani]].</ref>
* [[Massimo Bogianckino]] (1972 - 1974)
* [[Francesco Siciliani]] (1974 - 1976)<ref>Consulente.</ref>
* [[Claudio Abbado]] (1977 - 1979)<ref name="Stampa1977"/><ref>Siciliani e Strehler consulenti alla direzione artistica</ref>
* [[Francesco Siciliani]] (1980 - 1983)
* [[Cesare Mazzonis]] (1983 - 1992)<ref>[http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/action,viewer/Itemid,3/page,0018/articleid,1025_01_1983_0049_0018_22014230/ Scala: Mazzonis succede a Siciliani], ''La Stampa'', 1º marzo 1983.</ref>
* [[Alberto Zedda]] (1992 - 1995)
* [[Roman Vlad]] (1995 - 1997)<ref>[http://archiviostorico.corriere.it/1995/febbraio/02/Roman_Vlad_nuovo_direttore_artistico_co_0_9502028526.shtml Roman Vlad nuovo direttore artistico della Scala: "Già programmate due stagioni"], ''Corriere della Sera'', 2 febbraio 1995.</ref>
* [[Paolo Arcà]] (1997 - 2003)<ref>[http://archiviostorico.corriere.it/1997/gennaio/22/SCALA_PAOLO_ARCA_DIRETTORE_ARTISTICO_co_0_9701221905.shtml Scala: Paolo Arcà direttore artistico], ''Corriere della Sera'', 22 gennaio 1997.</ref><ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2003/02/19/carlo-felice-dalla-scala-in-arrivo-paolo.html Carlo Felice: dalla Scala è in arrivo Paolo Arcà], ''La Repubblica'', 19 febbraio 2003.</ref>
* [[Fortunato Ortombina]] (2003 - 2005)<ref>Coordinatore della direzione artistica.</ref>
* [[Stéphane Lissner]] (2005 - 2014)
* [[Alexander Pereira]] (2014 - 2020)
* [[Dominique Meyer]] (2020 - in carica)<ref name="Chi siamo" />
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== L'Accademia del Teatro alla Scala ==
{{vedi anche|Accademia Teatro alla Scala}}
Dal [[1991]], il Teatro alla Scala si occupa anche di formazione per i professionisti dello spettacolo grazie alla Direzione Scuole Formazione, divenuta, dal [[2001]], Fondazione Accademia d'arti e mestieri dello spettacolo Teatro alla Scala.<ref>{{Cita web |url=http://www.accademialascala.it/it/fondazione/chi-siamo.html |titolo=accademialascala.it |accesso=16 settembre 2012 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20130125232942/http://www.accademialascala.it/it/fondazione/chi-siamo.html |dataarchivio=25 gennaio 2013 |urlmorto=sì }}</ref> L'Accademia eroga corsi di formazione professionale attraverso i suoi quattro dipartimenti: Musica, Danza, Palcoscenico-Laboratori, Management. Il percorso di studi culmina ogni anno nel "Progetto Accademia", un'opera inserita nel cartellone scaligero.<ref>Cfr. il [http://www.teatroallascala.org/it/scopri/accademia.html sito del teatro]</ref>
Nel [[2011]], per festeggiare i primi dieci anni di vita dell'Accademia, sono stati inseriti nella stagione, oltre al consueto Progetto Accademia (quell'anno ''[[L'Italiana in Algeri]]'') anche vari concerti e un gala di danza (il 31 dicembre 2011).<ref>[http://www.teatroallascala.org/it/stagione/opera-balletto/2010-2011/italiana-in-algeri.html Pagina] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20120624190453/http://www.teatroallascala.org/it/stagione/opera-balletto/2010-2011/italiana-in-algeri.html |data=24 giugno 2012 }} dello spettacolo sul sito teatroallascala.org.</ref>
== Note ==
<references/>
== Bibliografia ==
=== Storia ===
* {{Cita libro|autore=Angelo Petracchi|titolo=Sul reggimento de' pubblici teatri|città=Milano|editore=Giulio Ferrario|anno=1821|cid=Petracchi|url=http://books.google.it/books?id=kWVKAAAAcAAJ&hl=it&source=gbs_navlinks_s}}
* {{Cita libro|autore=Luigi Romani|titolo=Teatro alla Scala: cronologia di tutti gli spettacoli rappresentati in questo teatro dal giorno del solenne suo aprimento sino ad oggi|città=Milano|editore=Coi tipi di Luigi di Giacomo Pirola|anno=1862|cid=Romani|url=http://books.google.it/books?id=9hEtAAAAMAAJ&hl=it&source=gbs_navlinks_s}}
* Giovanni Galbiati, ''Il Teatro alla Scala dagli inizi del 1794 nei documenti ufficiali inediti dell'Archivio Borromeo Arese, presso la Biblioteca Ambrosiana'', Milano, 1919.
* AA. VV., ''La Scala nei 150 anni della sua vita artistica: 1778 - 1928'', Milano, a cura della rivista La Scala e il Museo Teatrale e della Libreria Editrice Milanese, 1928.
* F. Armani, G. Bascapé, ''La Scala'', Milano, 1951.
* {{Cita libro|autore=[[Carlo Gatti]]|titolo=Il Teatro alla Scala nella storia e nell'arte (1778-1958)|città=Milano|editore=Ricordi|anno=1963|cid=Carlo Gatti}}
* {{Cita libro|autore=Giampietro Tintori|titolo=Il Teatro alla Scala nella storia e nell'arte (1778-1963), Cronologia completa degli spettacoli e dei concerti|città=Milano|editore=Ricordi|volume=II|anno=1964}}
* Luigi Lorenzo Secchi, ''1778- 1978. Il Teatro alla Scala: architettura, tradizione, società'', Milano, Electa, 1977.
* Remo Giazotto, ''Le carte della Scala. Storie di impresari e appaltatori (1778-1860)'', Lucca, Akademos e Lim, 1990.
* {{Cita libro|autore=AA. VV. |titolo=Studi verdiani|città=Parma|editore=Istituto di studi verdiani|anno=2002|cid=Istituto di studi verdiani|url=http://books.google.it/books?id=5Yc9yxGbU30C&printsec=frontcover&hl=it&source=gbs_ge_summary_r&cad=0#v=onepage&q&f=false}}
* ''Salieri sulle tracce di Mozart'', Catalogo della Mostra, Milano, Palazzo Reale 2 dicembre 2004-30 gennaio, Bärenreiter, 2004. ISBN 978-3-7618-1833-6.
* Annamaria Cascetta, Giovanna Zanlonghi, ''Il teatro a Milano nel Settecento'', Vita e pensiero, Milano, 2008.
* {{Cita libro|autore=Stefano Baia Curioni|titolo=Mercanti dell'opera: storie di casa Ricordi|editore=Il Saggiatore|anno=2011|url=http://books.google.it/books?id=oYUhHnAQIjQC&hl=it&source=gbs_navlinks_s|cid=Baia Curioni}}
=== Architettura ===
* ''Teatro alla Scala in Milano. Architettura del Regio Professore Giuseppe Piermarini'', 1 ed., Milano, 1789, Perugia, Volumnia, 1970.
* Marcellino Segrè, ''Descrizione dei due Teatri e Casini rispettivamente ad essi annessi. Descrizione e consegna del fabbricato del Teatro grande alla Scala'', Milano, Archivio Civico Storico, 1791.
* G. Aldini, ''Memoria sulla illuminazione a gas dei teatri e progetto di applicarla all'I.R. Teatro alla Scala in Milano...'', Milano, 1820.
* ''La Grande Lumiera dell'I.R. Teatro alla Scala'', in ''Gazzetta di Milano'', 30 giugno 1821.
* G. Morazzoni, ''I palchi del Teatro alla Scala'', in ''Dedalo'', Milano, 1930.
* Luigi Lorenzo Secchi, ''Il palcoscenico a ponti e pannelli mobili del Teatro alla Scala'', in ''Rassegna di Architettura'', Milano, 1940.
* Luigi Lorenzo Secchi, ''Come ho ricostruito la Scala'', in ''Atti del Collegio degli Ingegneri di Milano'', n. 7-8, Milano, 1949, e in ''Edilizia Moderna'', n. 44, 1950.
* {{cita libro|autore=Micaela Pisaroni|titolo=Il neoclassicismo|anno=1999|editore= NodoLibri|città=Como|cid=Pisaroni}}
* {{cita libro|autore=Giovanni Curcio|coautori=Elisabeth Kieven|titolo=Storia dell'architettura italiana - Il Settecento|anno=2000|editore= Electa Mondadori|città=Milano|cid=Curcio}}
* {{cita libro|autore=Isabella Innamorati, Silvana Sinisi|titolo=Storia del teatro. Lo spazio scenico dai greci alle avanguardie| anno=2003|editore= Bruno Mondadori|cid=Innamorati}}
* {{Cita libro|autore=Enrico Lonati|titolo=La nuova Scala: il cantiere, il restauro e l'architettura|editore=Marsilio|città=Venezia|isbn=88-317-8612-1|anno=2004|cid=Enrico Lonati}}
* {{cita libro|autore=Enrico Quagliarini|titolo=Costruzioni in legno nei teatri all'italiana del '700 e '800. Il patrimonio nascosto dell'architettura teatrale marchigiana|editore=Alinea|anno=2008|cid=Quagliarini}}


=== Artisti alla Scala ===
Dal 1º gennaio 2015, a Daniel Barenboim succederà [[Riccardo Chailly]].<ref>http://milano.corriere.it/milano/notizie/cronaca/13_dicembre_10/riccardo-chailly-sara-nuovo-direttore-musicale-scala-72dc17e4-6187-11e3-9835-2b4fbcb116d9.shtml</ref>
* Domenico De Maio, ''Anna Maria Rovere la nipote di Stesicoro'', Laruffa, 2000.
* Lorenzo Arruga, ''Placido Domingo alla Scala'', Scala, 2001.
* ''Verdi e la Scala'', Rizzoli, 2001.
* Vittoria Ottolenghi, ''Nureyev alla Scala'', Scala, 2002.
* Vittoria Crespi Morbio, ''Usellini alla Scala'', Allemandi, 2003.
* Vittoria Crespi Morbio, ''Picasso alla Scala'', Allemandi, 2004.
* Vittoria Crespi Morbio, ''Ratto alla Scala'', Allemandi, 2004.
* Vittoria Crespi Morbio, ''Ceroli alla Scala'', Allemandi, 2005.
* Vittoria Crespi Morbio, ''Buzzati alla Scala'', Allemandi, 2006.
* Franca Cella, ''Leyla Gencer 50 anni alla Scala'', Scala, 2007.
* Angela Ida De Benedictis, Vincenzina Ottomano, ''Claudio Abbado alla Scala'', Rizzoli, 2008.
* Vittoria Crespi Morbio, ''Landriani alla Scala'', Allemandi, 2008.


== Voci correlate ==
==L'Accademia del Teatro alla Scala==
* [[Casino Reale]]
Dal 1991, il Teatro alla Scala si occupa anche di formazione per i professionisti dello spettacolo grazie alla Direzione Scuole Formazione, divenuta, dal 2001, Fondazione Accademia d'arti e mestieri dello spettacolo Teatro alla Scala. L'Accademia eroga corsi di formazione professionale attraverso i suoi quattro dipartimenti: Musica, Danza, Palcoscenico-Laboratori, Management. Il percorso di studi culmina ogni anno nel "Progetto Accademia", un'opera inserita nel cartellone scaligero.
* [[Coro del Teatro alla Scala]]
* [[Coro di voci bianche del Teatro alla Scala]]
* [[Corpo di Ballo del Teatro alla Scala]]
* [[Museo teatrale alla Scala]]
* [[Orchestra del Teatro alla Scala]]


== Altri progetti ==
Nel 2011, per festeggiare i primi dieci anni di vita dell'Accademia, sono stati inseriti nella stagione, oltre al consueto Progetto Accademia (quell'anno ''L'Italiana in Algeri'') anche vari concerti e un gala di danza (il 31 dicembre 2011).
{{interprogetto|preposizione=sul}}


== Collegamenti esterni ==
==Note==
* {{collegamenti esterni}}
<references />
* {{cita web|url=http://www.accademialascala.org/|titolo=Accademia del Teatro alla Scala}}


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<br />
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Versione delle 09:59, 31 ago 2021

Il Teatro alla Scala, più precisamente il Nuovo Regio Ducal Teatro alla Scala[1][2], colloquialmente chiamato la Scala, è il principale teatro d'opera di Milano. Considerato tra i più prestigiosi teatri al mondo, ospita da 247 anni i principali artisti nel campo internazionale dell'opera, del balletto e della musica classica.

L'edificio, progettato da Giuseppe Piermarini e inaugurato nel 1778, sorse sulle ceneri del precedente Teatro Ducale, distrutto da un incendio nel 1776; deve il nome alla chiesa di Santa Maria alla Scala, demolita per far posto al teatro inaugurato il 3 agosto 1778, sotto l'allora regno di Maria Teresa d'Austria, con l'opera, L'Europa riconosciuta composta per l'occasione da Antonio Salieri.

A partire dall'anno di fondazione è sede dell'omonimo coro,[3] dell'orchestra,[4] del corpo di Ballo,[5] e dal 1982 anche della Filarmonica.[6] Il complesso teatrale è situato nell'omonima piazza, affiancato dal Casino Ricordi, sede del Museo teatrale alla Scala.

Storia

Le premesse

Le prime strutture deputate all'opera in Milano furono i teatri di corte che si avvicendarono nel cortile di Palazzo Reale: un primo salone intitolato a Margherita d'Austria-Stiria, moglie di Filippo III di Spagna, eretto nel 1598 e distrutto da un incendio il 5 gennaio 1708 e il Regio Ducal Teatro, costruito nel 1717 a spese della nobiltà milanese su progetto di Gian Domenico Barbieri.[7]

Per il palcoscenico di questi teatri furono commissionate opere di importanti compositori, tra i quali: Nicola Porpora (Siface), Tomaso Albinoni (La fortezza al cimento), Christoph Willibald Gluck (Artaserse, Demofoonte, Sofonisba, Ippolito), Josef Mysliveček (Il gran Tamerlano), Giovanni Paisiello (Sismano nel Mogol, Andromeda), Wolfgang Amadeus Mozart (Mitridate, re di Ponto, Ascanio in Alba, Lucio Silla).

Il Nuovo Regio Ducal Teatro alla Scala

Santa Maria della Scala, Collegiata Regia, demolita per costruire il teatro, incisione di Marc'Antonio Dal Re del 1745

Il Teatro alla Scala fu costruito in conformità a un decreto dell'imperatrice Maria Teresa d'Austria, emanato su richiesta di famiglie patrizie milanesi, capitanate da Giangiacomo Durini conte di Monza. palchettiste del "Regio Ducale", il vecchio teatro di corte milanese di cui era sovrintendente proprio il Durini, andato distrutto in un incendio divampato il 26 febbraio 1776.[8][9]. Le stesse famiglie si impegnarono a sostenere le spese per l'edificazione del nuovo teatro in cambio del rinnovo della proprietà dei palchi. Il progetto venne affidato al celebre architetto Giuseppe Piermarini, il quale provvide anche al disegno del “Teatro Interinale”, una struttura temporanea costruita presso la chiesa di San Giovanni in Conca, e del Teatro della Cannobiana, dalla pianta assai simile a quella della Scala, ma in dimensione ridotta, dedicato a spettacoli più “popolari”.[10] La decorazione pittorica fu realizzata da Giuseppe Levati e Giuseppe Reina. Domenico Riccardi dipinse invece il sipario, rappresentante, pare su suggerimento del Parini, il “Parnaso”.[11]

Il teatro sorse al posto della chiesa di Santa Maria alla Scala, da cui prese il nome (la chiesa prese a sua volta il nome dalla sua fondatrice, Regina della Scala, della dinastia degli Scaligeri di Verona), i cui lavori di demolizione iniziarono il 5 agosto 1776; il 28 maggio 1778 si svolsero le prime prove di acustica e il 3 agosto, alla presenza del governatore di Milano, l'arciduca Ferdinando d'Asburgo-Este, di Maria Beatrice d'Este, del conte Carlo Giuseppe di Firmian e del duca Francesco III d'Este, venne inaugurato il “Nuovo Regio Ducal Teatro alla Scala” da 3.000 posti con la prima rappresentazione assoluta de L'Europa riconosciuta di Salieri.[12] Il libretto, opera dell'abate Mattia Verazzi, fu pensato per dare spazio ad arie ricche di virtuosismi, ed è caratterizzato dai numerosi duetti, terzetti e complessi finali d'atto. La sera del 3 agosto, tra gli spettatori c'era anche Pietro Verri, il quale scrisse al fratello Alessandro, in quel periodo a Roma: «la pompa dei vestiti è somma, le comparse ti popolano il palco di più di cento figure e fanno il loro dovere... gli occhi sono sempre occupati». Particolarmente suggestivo risultò l'inizio in medias res, «mentre te ne stai aspettando quando si dia principio, ascolti un tuono, poi uno scoppio di fulmine e questo è il segnale perché l'orchestra cominci l'ouverture, al momento s'alza il sipario, vedi un mare in burrasca».[13] Allietarono gli intervalli i balli Pafio e Mirra, o sia I prigionieri di Cipro, musica di Salieri, coreografia di Claudio Legrand, e Apollo placato, musica di Luigi de Baillou, coreografia di Giuseppe Canziani.

Il teatro non era all'epoca soltanto un luogo di spettacolo: la platea era spesso destinata al ballo, i palchi venivano usati dai proprietari per ricevervi degli invitati, mangiare e gestire la propria vita sociale, nel ridotto e in un altro spazio in corrispondenza del quinto ordine di palchi si giocava d'azzardo (tra i vari giochi figura anche la roulette, introdotta dall'impresario Domenico Barbaja nel 1805). Fin dal 1788 era infatti severamente proibito giocare in città, con l'unica eccezione dei teatri in tempo di spettacolo.

Durante gli anni di dominazione austriaca e francese, la Scala era finanziata, oltre dagli introiti provenienti dal gioco, dalle stesse famiglie che avevano voluto la costruzione del teatro e ne conservavano la proprietà attraverso le quote dei palchi. Mentre i primi tre ordini rimasero per molti anni di proprietà dell'aristocrazia, il quarto e il quinto erano per lo più occupati dall'alta borghesia, che a partire dagli anni 20 dell'Ottocento fa un massiccio ingresso in teatro. In platea, e ancora di più in loggione, vi è un pubblico misto di militari, giovani aristocratici, borghesi, artigiani.

La titolarità della gestione rimase principalmente in mano a esponenti della nobiltà milanese (l'anno dell'inaugurazione i «Cavalieri associati» furono il conte Ercole Castelbarco, il marchese Giacomo Fagnani, il marchese Bartolomeo Calderara e il principe Antonio Menafoglio di Rocca Sinibalda), ma l'effettiva gestione era quasi sempre affidata a impresari di professione come Angelo Petracchi (1816-20), Domenico Barbaja (1826-32), Bartolomeo Merelli (1836-50), i fratelli Ercole e Luciano Marzi (1857-1861).

Il problema maggiore nell'organizzare le stagioni era mantenere acceso l'interesse degli spettatori, molto spesso distratti, nei palchi, in altre faccende, o disturbati nell'ascolto della musica dal brusio proveniente dai tavoli da gioco accessibili da mezzogiorno fino a sera.

Fondazione Teatro alla Scala

Nel 1996 fu costituita per legge[14] dallo Stato italiano, dalla Regione Lombardia e dal Comune di Milano, la Fondazione Teatro alla Scala, una fondazione di diritto privato, senza scopo di lucro, con il fine di perseguire la diffusione dell'arte musicale, l'educazione musicale della collettività, la formazione professionale dei quadri artistici e tecnici [...] la ricerca e la produzione musicale, anche in funzione di promozione sociale e culturale.[15] Ai "fondatori di diritto" può aggiungersi qualsiasi soggetto, pubblico o privato, straniero o italiano, che concorra alla formazione del patrimonio della fondazione con un contributo minimo fissato dallo statuto.[16]

Il nuovo statuto ha anche permesso l'apertura della sala del Piermarini ad attività commerciali e finanziarie.

Dal 1º gennaio 2015, a Daniel Barenboim succederà Riccardo Chailly.[17]

L'Accademia del Teatro alla Scala

Dal 1991, il Teatro alla Scala si occupa anche di formazione per i professionisti dello spettacolo grazie alla Direzione Scuole Formazione, divenuta, dal 2001, Fondazione Accademia d'arti e mestieri dello spettacolo Teatro alla Scala. L'Accademia eroga corsi di formazione professionale attraverso i suoi quattro dipartimenti: Musica, Danza, Palcoscenico-Laboratori, Management. Il percorso di studi culmina ogni anno nel "Progetto Accademia", un'opera inserita nel cartellone scaligero.

Nel 2011, per festeggiare i primi dieci anni di vita dell'Accademia, sono stati inseriti nella stagione, oltre al consueto Progetto Accademia (quell'anno L'Italiana in Algeri) anche vari concerti e un gala di danza (il 31 dicembre 2011).

Note

  1. Maria Teresa Florio, Chiese di Milano, sezione Santa Maria alla scala, Electa, Milano, 2006.
  2. Elena Biggi Parodi, Teatro alla Scala 1778: «Europa riconosciuta» inaugura a Milano l'opera europea, in Salieri sulle tracce di Mozart, pp. 35-44.
  3. pagina dedicata al Coro nel sito del teatro.
  4. pagina dedicata all'Orchestra nel sito del teatro.
  5. pagina dedicata al Corpo di Ballo nel sito del teatro.
  6. Cfr. il sito filarmonica.it.
  7. Palazzo Reale dagli Spagnoli ai Savoia, sezione Il Teatro di Corte in Storia di Milano.
  8. Gherardo Casaglia, "26 febbraio 1776" Template:Webarchive, Almanacco Amadeus.
  9. Gherardo Casaglia, "15 luglio 1776" Template:Webarchive, Almanacco Amadeus.
  10. Annamaria Cascetta, Giovanna Zanlonghi, op. cit., p. 510.
  11. The New Grove Dictionary of Opera, voce Milan.
  12. Cronologia di Milano dal 1776 al 1800 in Storia di Milano.
  13. Lettera ad Alessandro Verri, 7 agosto 1778, in Carteggio di Pietro e Alessandro Verri. Dal 1º luglio 1778 al 29 dicembre 1779, Milano, Giuffrè, 1939, pp. 42-43.
  14. Art. 2, commi 57 e seguenti della Legge 28 dicembre 1995 n. 549 e art. 2 del Decreto Legislativo 29 giugno 1996 n. 367.
  15. Statuto, art. 2.1, Fini - Attività.
  16. Statuto, art. 3, Concorso alla Fondazione.
  17. http://milano.corriere.it/milano/notizie/cronaca/13_dicembre_10/riccardo-chailly-sara-nuovo-direttore-musicale-scala-72dc17e4-6187-11e3-9835-2b4fbcb116d9.shtml