Quelle urla che salivano dall’acqua mi sembravano gabbiani, invece erano uomini: differenze tra le versioni

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Vito Fiorino, nato a Bari ma cresciuto a Milano (Sesto San Giovanni), è un falegname e pescatore per passione. Il 3 ottobre 2013 è stato soccorritore durante una delle terribili tragedie del nostro mare, a Lampedusa, dove si è trasferito ormai da molto tempo, trascorrendoci la maggior parte dell’anno.
Vito Fiorino, nato a Bari ma cresciuto a Milano (Sesto San Giovanni), è un falegname e pescatore per passione. Il 3 ottobre 2013 è stato soccorritore durante una delle terribili tragedie del nostro mare, a Lampedusa, dove si è trasferito ormai da molto tempo, trascorrendoci la maggior parte dell’anno.


Fiorino era in rada in attesa dell’alba per uscire a pesca con un suo amico e si è trovato circondato da naufraghi che urlavano disperatamente chiedendo aiuto - “''Quelle urla che salivano dall’acqua mi sembravano gabbiani, invece erano uomini''”. I profughi erano in acqua da 4 ore, e da conoscitore del mare Fiorino sapeva che la situazione era drammatica; senza pensarci due volte, cominciò a issare a bordo con l’aiuto dell’amico quante più persone possibili, fino a rischiare il ribaltamento dell’imbarcazione. Dopo aver dato l’allarme alla Capitaneria di porto, riportò le 47 persone salvate sulla terra ferma (46 uomini e una donna), strappandole a morte certa.
Fiorino era in rada in attesa dell’alba per uscire a pesca con un suo amico e si è trovato circondato da naufraghi che urlavano disperatamente chiedendo aiuto - “''Quelle urla che salivano dall’acqua mi sembravano gabbiani, invece erano uomini''”. Egli racconta l’incredibile storia di cui è stato protagonista nell’omonimo spettacolo teatrale, un reading teatrale commovente capace di emozionare, sensibilizzare e tenere incollati alle poltrone gli spettatori ad ogni battuta.


Ha ancora contatti con i migranti che ha soccorso, che oggi lo chiamano papà; ogni anno, durante l’anniversario della tragedia, i ragazzi eritrei da lui salvati (che vivono nel Nord Europa) tornano per salutarlo e commemorare insieme a lui.
Ha ancora contatti con i migranti che ha soccorso, che oggi lo chiamano papà; ogni anno, durante l’anniversario della tragedia, i ragazzi eritrei da lui salvati (che vivono nel Nord Europa) tornano per salutarlo e commemorare insieme a lui.
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